LA NOSTRA VITA
 
locandina la nostra vita

recensione la nostra vita

 
Sono passati tre anni dal successo di Mio fratello è figlio unico. Daniele Luchetti ha richiamato a sé il suo attore feticcio, Elio Germanio per dipingere i contorni di una storia raccontata soprattutto dalle immagini, piuttosto che dalle parole. L'elemento chiave del film risiede proprio nella comunicazione interpersonale. Perché spesso la gente sperpera le parole, senza dire nulla. Oppure non parla affatto, perché tanto non si sentirebbe capita. Luchetti racconta una storia, che poi è la Nostra storia, la storia di tutti, la storia di chiunque, senza giudicare né, tantomeno, celebrare nessuno. Unico film italiano in concorso a Cannes, che non fa sperare in nessun premio, ma che si riscatta con qualche applauso e qualche risata. Claudio (Elio Germano) è un trent'enne operaio edile che lavora in uno dei tanti cantieri della periferia  
 
romana, dove vive a sua volta. E' sposato felicemente con la giovane moglie Elena (Isabella Ragonese), ha due figli e ne aspetta un terzo. La sua vita verrà sconvolta, nel più spiacevole dei modi. Elena muore, dopo aver partorito. E la reazione di Claudio è delle peggiori: i suoi figli diventano degli oggetti che passano dalle case della sorella di Claudio a quella del pusher di quartiere (un irriconoscibile Luca Zingaretti). Il   recensione la nostra vita
dolore viene rimosso (o, meglio, il protagonista prova a rimuoverlo) impelagandosi in un progetto più grande di lui; riempiendosi di debiti. Quando capisce, finalmente, di non poter continuare così chiede aiuto alla sorella (Stefania Montorsi) e al fratello (Raoul Bova): le uniche vere persone che possano aiutarlo. Fotografia urbana, ricolma di primi e primissimi piani che inquadrano i volti, gli sguardi. Le scene si riempiono prima di serenità e di familiarità.. e poi passano alla malinconia e al desiderio di riscatto. Le tematiche sono innumerevoli; sembra quasi di sfogliare uno dei tanti giornali di cronaca italiana. La morte delle donne, che nonostante i passi da gigante della medicina e del progresso, continuano a morire per dare alla luce i loro figli; l'immigrazione e il lavoro in nero, spesso mal pagato se non proprio non pagato affatto. Gli stranieri non vengono giudicati dal colore della pelle; sono come noi e vengono visti con uno sguardo originale e raccontati in maniera sorprendentemente naturale. Tutto sottolinea la predominanza dell'uomo, rispetto alla donna. Eppure la mancanza di attrici, viene compensata dal confine morale che la donna (che qui ha quasi un ruolo primordiale) viene a ricoprire; alla morte di Elena, ciò che conta davvero è il denaro. E quando si cerca il denaro, non si dà più ascolto ai sentimenti. Il montaggio è molto naturale, non si nota quasi. Da sottolineare, invece, il talento di Elio Germano che riesce a rendere credibile il suo dolore senza rischiare di essere troppo stridente. Raoul Bova e Luca Zingaretti sono in foravìa, fuori direzione: il primo interpreta un romanticone, con poco successo con le donne; il secondo, commissario più famoso d'Italia, è un pusher sulla sedia a rotelle, che campa vendendo droga ed ha la foto di Giovanni Paolo II attaccata alla porta di casa sua. La nostra storia, in realtà, è una mezza-favola. E' una favola che racconta di quanto sia importante per l'Italia, sempre più priva di etica e valori, avere famiglie giovani che hanno il coraggio di scontrarsi col presente e la voglia di costruirsi un futuro di solidarietà e, soprattutto, di voglia di stare insieme senza scadere nel vittimismo e nel compassionevole.

(di Francesca Casella)


- Scrivi la tua recensione del film "la nostra vita"!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2008. Tutti i diritti sono riservati.