LA FAMIGLIA OMICIDI
 

la famiglia omicidi recensione

 
La giovane Rosemary Jones (Emilia Fox), graziosa futura mamma, sta attraversando in treno la campagna inglese. Il controllore si accorge che dal baule di Rosemary esce un rivolo di sangue… la ragazza trova la polizia ad attenderla alla stazione, e finisce nel manicomio criminale per aver ucciso e fatto pezzi il marito e l’amante. Dopo un salto temporale di quarantatre anni, lo spettatore si trova catapultato nella piccola comunità di Little Wallop, ad assistere alle vicende della famiglia Goodfellow, composta dal vicario Walter (Rowan Atkinson), distratto e imbranato; dalla moglie Gloria (Kristin Scott Thomas), scontenta e annoiata; dalla figlia Holly (Tamsin Egerton), adolescente irrequieta e incontrollabile e dal figlio Petey (Toby Parkes), facile preda dei bulli della scuola. La felicità familiare dei Goodfellow è sempre più a  
 
rischio, tra il vicario incapace di fare da padre e da marito, la moglie che risolve le proprie frustrazioni allacciando una relazione con il maestro di golf Lance (Patrick Swayze) e Holly, che passa da un ragazzo all’altro. Ma un giorno arriva Grace (Maggie Smith), la nuova governante, deliziosa vecchietta dallo sguardo dolcissimo e tutto inizia ad andare per il meglio, anche se attraverso vie improvvise e misteriose..  
senza contare che la cara dolce Grace nasconde un segreto. Niall Johnson dirige un film grazioso e senza pretese, che ha il suo punto di forza nell’interpretazione della sempre strepitosa Maggie Smith, a suo agio anche in un ruolo macabro, e di Kristin Scott Thomas, ironica e sofisticata. Stupisce anche Rowan Atkinson che, smessi gli ormai scomodi panni di Mr. Bean, riesce a recitare in un ruolo semiserio e supera a pieni voti la prova. Il personaggio del vicario timido e stralunato infatti non è la solita parte farsesca alla Mr Bean ma piuttosto un delicato mix di malinconia e di tenera goffaggine, che Atkinson rende con efficacia. Anche se l’impressione finale è che questa tipica dark comedy inglese avrebbe potuto essere più brillante e arguta, anziché cadere, a tratti, nella prevedibilità delle situazioni e in un umorismo poco graffiante.

(di Margherita Sanjust di Teulada)

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