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recensione la dura verità
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La storia è semplice e per niente originale. Lei è Abby ( Katherine Heigl), una produttrice ambiziosa e rigida sul lavoro e totalmente disorganizzata dal punto di vista sentimentale: prepara i suoi appuntamenti come fossero colloqui di lavoro, sperando così di trovare il suo principe azzurro. Quando il suo network subisce un calo di ascolti, Abby è costretta ad assumere Mike (Gerard Butler), la "star" di un'emittente televisiva locale, che ottiene un piccolo spazio nello show, chiamato "La dura verità". Mike è un uomo rude e misogino che cerca di spiegare (piuttosto volgarmente) alle donne che gli uomini hanno soltanto una cosa in mente: il sesso. I due protagonisti non potrebbero essere più diversi; eppure, quando Abby conosce il suo dirimpettaio, Colin, che sembra avere tutte le qualità che lei cerca in un |
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uomo, capisce di dover chiedere aiuto a Mike. Il Pigmalione-Mike aiuta la sua Abby, suggerendole le "mosse giuste", realizzando così alcune delle scene più divertenti e frizzanti del film, che confluiranno nel solito lieto fine da commedia romantica, cui Hollywood ci ha abituato ad assistere da tempo immemore. Una storia che, di certo, non brilla per originalità. Eppure si regge su piccoli personaggi che creano un |
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ambiente quasi familiare intorno ai due protagonisti; come potremmo resistere alla divertente e, allo stesso tempo, sensuale Katherine Heigl, ormai lanciatissima nelle commedie romantiche, dove sembra essere di casa, dopo "Molto Incinta" e l'ultimo "27 dresses"? O all'affascinante e tenebroso Gerard Butler, qui nell'inedito ruolo di uno sciovinista e scioccante sciupafemmine che, tuttavia, alla fine rivela una sensibilità che non ci saremmo aspettati? Un film onesto e sincero che gioca liberamente sulle diversità che, spesso, finiscono per unire uomini e donne. Un film leggero che, chi ama il genere, apprezzerà.
(di Francesca Casella)
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