LA COMMEDIA DEL POTERE
 

la commedia del potere recensione

 
Claude Chabrol, uno dei più grandi registi francesi, regala al cinema un lavoro lucido, attento, freddo e cattivo, ma nello stesso tempo affascinante. La “Commedia del Potere”, è un testo filmico compiuto. Chabrol ha dato vita ad un prodotto cinematografico, che nello stesso tempo è portatore di un messaggio chiaro, intenzionale. Da buon osservatore dei comportamenti umani, questa volta punta il suo sguardo sulla capacità che ogni essere umano ha di gestire il potere, quella forza piacevole e pericolosa che rende l’uomo autorizzato a …procedere. La storia è a dir poco intrigante. Jeanne Charmant Killmann (Isabelle Hupper), pubblico ministero, viene incaricata di indagare su un complesso caso di concussione e appropriazione indebita di fondi in cui sono coinvolti nomi di alto spicco della pubblica amministrazione, tra cui il presi-  
 
dente Humeau (Francois Berlèand), che dirige un importante gruppo industriale, un altro alto dirigente, Sibaud(Patrick Bruel), insieme a nomi illustri della politica, tra cui un abile e traffichino senatore Descartsi (Jacques Boudet) che tiene abilmente le fila della trama del potere sotterraneo. E’ “l’ebbrezza del potere”, narrata nelle sue più minuzioze sfaccettatture dei comportamenti umani, a tessere la trama del  
film, articolata e dialettica grazie alla fluidità dei dialoghi, che non scivolano mai in tempi morti, in vuoti di scena. La contrapposizione vita pubblica/vita privata è resa dallo stacco delle scene, un codice comunicativo che rende chiaro il passaggio dal ruolo pubblico a quello privato. E mentre nella vita pubblica, sorretta dal sentimento forte del potere, la tenace Jeanne Charmant killman, crede convinta che riuscirà alla fine a rendere giustizia al mondo, con la dolcezza del suo sorriso e con la spietatezza glaciale nel perseguire tutti gli indizi che si presentano nell’indagine da lei condotta, non succede la stessa cosa nella sua vita privata. Il potere fa perdere di vista gli affetti, gli sguardi delle persone care, la semplicità della vita, fa perdere di vista se stessi, imbrigliati in un'utopia buia, anomala di senso dell’onnipotenza. Ma la beffa è lì che attende sorniona appena girato l’angolo. L’eroico magistrato deve fare i conti con un “potere” più temibile, perchè invisibile, ma del quale improvvisamente ode il fruscio , come un vento glacile, iimplacabile e tenace, inesorabile, se non demorde dai suoi ardori donchisciotteschi. Una eccellente interpretazione di Isabelle Huppert rende al cinema un ritratto di donna superbo, esilarante, nelle vesti di un personaggio che crede nel proprio ruolo, ma che alla fine ne esce profondamente delusa. Come per la Huppert, la recitazione è straordinaria ed impeccabile per tutto il cast, che riesce abilmente, nella finzione, a denunciare qualcosa che nella realtà è abbastanza ricorrente: l’arbitrio e l’esaltazione di ogni forma di potere.


(di Rosalinda Gaudiano )

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