L'UOMO CHE VERRA'
 
locandina l'uomo che verrà

recensione l'uomo che verrà

 
Uno dei film pił attesi alla IV edizione del Festival del Film di Roma, "L'uomo che verrą", ultimo lavoro di Giorgio Diritti, narra della lotta per la libertą consumatasi sulle colline bolognesi durante l'occupazione nazista; dalle parole dello stesso regista, si tratta di un film sulla guerra vista dal basso, da coloro che ne sono le vittime pił inconsapevoli e indifese. La strage di Marzabotto ritorna alla luce, riappare sullo schermo dopo che sessant'anni di storia l'hanno resa rarefatta ma non certo dimenticata. Compito del cinema appare anche quello di riportare in vita testimonianze di solidarietą, esempi di rivolta contro il sopruso e le violenze perpetrate in un periodo storico tanto cruciale per il nostro paese. Il film, in particolare, si sofferma sul valore dell'educazione, intesa non in senso morale o intellettuale, ma come  
 
strumento concreto per avvicinare gli altri e conoscerne la comune profonda essenza. Viene narrata la lotta tra i sentimenti viscerali e la razionalità, intesa come freddo calcolo partorito dagli orrori delle circostanze belliche, e questa lotta ci è raccontata attraverso gli occhi di una bambina, increduli, tristi ma allo stesso tempo animati da una sottile, indispensabile, speranza nella vita. L'attesa di una nuova nascita è   recensione l'uomo che verrà
accompagnata da quella per la vittoria degli alleati; se questi ultimi non potranno evitare il massacro, il nuovo uomo sopravviverà in ogni caso, protetto dalla sensibilità e la ricettività femminile. Il film è diretto in maniera sobria e attenta ai dettagli, ricorre a inquadrature del territorio originali e suggestive, valorizzato da una fotografia bella ed efficace nel descrivere stati d'animo impietriti ed ambienti freddi e inospitali. L'unico dubbio che solleviamo riguarda la genesi stessa dell'opera: lungi dal voler trascurare la fisicità di fatti storici terrificanti, ci chiediamo se la cruda e dettagliata riproposizione degli orrori su pellicola riesca ad andare oltre la "gratuità" narrativa, mancando accanto alla scelta di immortalare tali eventi una loro interpretazione in chiave evocativa.

(di Lucio De Candia)


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