L'ULTIMO ULTRAS
 
locandina l'ultimo ultras

recensione L'ultimo ultras

 
Pellicola a tema per Stefano Calvagna. "L'ultimo ultras" è uno spaccato sulla tifoseria organizzata negli stadi, ben lontana dalla precedente "Ultrà" di Tognazzi. Calvagna racconta la vita dei supporter organizzati partendo da Giovanni, tifoso latitante, che vive lontano dalla famiglia e dagli amici per non farsi trovare dalle forze dell'ordine. Ha scelto un posto isolato nella speranza di dimenticare lo scontro avvenuto allo stadio durante il quale Giovanni ha ucciso un ragazzo. Vive le sue giornate monotone alla ricerca della redenzione, giornate che prendono vita solo nel week end, quando assiste alle partite locali e riesce a sfogare la sua rabbia negli scontri schierandosi con la squadra ospitata. E' complesso Giovanni, due facce della stessa medaglia, un ultrà violento e senza limiti allo stadio, un uomo tranquillo e di poche parole nel  
 
quotidiano. In questo suo esilio, interagisce con poche persone ma ognuna è una pedina fondamentale per il raggiungimento della sua pace interiore, seppure in questo cammino troverà non pochi ostacoli e colpi di scena. E' un film interessante, ben strutturato nella sceneggiatura ed egregiamente diretto. "L'Ultimo ultras" cerca di dare un senso alla violenza della vita che può essere tranquilla-   recensione l'ultimo ultras
mente rispecchiata nel calcio. Non è un film politico, fazioso e scontato. Gli ultras che appaiono in scena sono reali, gli scontri sono autentici. Tutti i nomi e le squadre sono di fantasia, la polizia non appare mai a sedare gli scontri. E nonostante questo è realistico, duro. Perché la rabbia che Giovanni si porta dentro è impietosa. Eppure, il senso che Calvagna da alla pellicola è indubbiamente positivo, cela il desiderio di voler comunicare in altri termini. Giovanni ne è la chiave. Lontano dalla brigata, dai cori e dalle organizzazioni per le trasferte, inizia un nuovo percorso con la prostituta Lucrezia (Federica Famea), diventando la sua prima amica, sfogo fisico ed emotivo. L'incontro con Marina (la bravissima Francesca Antonelli) è decisivo, c'è l'apertura all'amore, è un preludio alla vita serena che brama. Se Giovanni è la chiave, Marina è la chiave di volta. Nel dialogo che i due hanno (a nostro avviso il perno del film) Marina confida a Giovanni di aprirsi con timore agli altri. Cerca una persona speciale, non ordinaria, perché le persone ordinarie "fanno soffrire senza rendersene conto". Giovanni è speciale e trova in Marina il suo riflesso, così come gli Ultras lo trovano nella fede per la loro squadra. Il messaggio di Calvagna è chiaro: riappropriarsi della fede senza perdersi nel desiderio di violenza e sebbene il personaggio di Giovanni sia inizialmente un eroe negativo, è il punto di partenza per un cambiamento alla ricerca di nuovi traguardi e rinnovati valori calcistici e personali (manifestati nel dialogo-cameo con Shevchenko e nelle pagine del diario).

(di Mary Ferrara)


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