dilatato,
Forman si
erge in tutto
il suo splendore
registico
amorevolmente
sgualcito
e anacronistico.
Ricalca con
ardore le
saghe in stile
"I Miserabili"
e "Il
Conte di Montecristo"
ma scopre
le carte rivelandosi
vulnerabile
nell'artificio
della rappresentazione
teatrale pura
e fine a se
stessa. Classe,
mestiere e
maniera ma
avremmo voluto
zampate e
brividi.
(recensione
di Daniela
Losini )