RECENSIONE - L'IMMORTALE
 
locandina l'immortale
Locandina "L'immortale"

recensione - l'immortale

 
"Il sangue versato non si asciuga mai." In questa frase si condensa la chiave di lettura del film L'immortale, ambientato in una Marsiglia piagata dalla criminalità e dai problemi sociali, che agli occhi di uno spettatore italiano appare come una Napoli del Nord. D'altra parte da tempo la città si è meritata l'appellativo poco lusinghiero di Chicago francese. Il film è diretto da Richard Berry (più famoso come interprete che come regista, recentemente ha portato sul grande schermo Moi Cesar e La boîte noire) ed è tratto dall'omonimo romanzo di Franz-Olivier Giesbert, ispirato a sua volta alla vita del gangster Jacky Imbert. Il protagonista del film, Charly Matteï (interpretato dall'icona di genere Jean Reno) è un uomo che ha tentato di abbandonare il crimine per uno stile di vita più anonimo e normale, una famiglia, una barca, i figli. Il passato  
 
irrompe bruscamente in un qualunque giorno della sua nuova e serena quotidianità. A questo punto la resa dei conti non si può più rimandare. Sopravvissuto a otto killer inviati per ammazzarlo, Matteï è costretto ad armarsi di nuovo per proteggere la sua famiglia dai vecchi "amici" che vogliono vederlo morto, così il suo obiettivo primario diventa proteggere il presente e il futuro dal suo torbido passato. Proprio questo   recensione l'immortale
bisogno di redenzione, resa complicata dai resti della vita precedente, è stato per Jean Reno il grilletto che ha azionato l'interesse verso questa storia. "È sempre difficile uscire dal proprio ambiente e dal proprio passato." Commenta il famoso attore francese, aggiungendo: "Il prezzo da pagare talvolta è molto alto." E Matteï, oltre a vedere minacciata la propria incolumità e quella della sua famiglia, si vede tradito dagli amici - e questa mancanza di lealtà apre forse una delle ferite più profonde. Accanto a Jean Reno vediamo un altro attore francese di successo: Kad Merad (protagonista del film Giù al Nord ) nel ruolo del boss Tony Zacchia, nemesi del protagonista, già migliore amico ai tempi della sua vita fuorilegge. Controparte di questa Marsiglia torbida è la poliziotta Marie Goldman interpretata da Marina Foïs. Anche lei è un personaggio sfaccettato, perché deve fare i conti con la sua etica professionale da una parte e dall'altra con i propri problemi personali, essendo vedova proprio a causa della malavita. "Naturalmente il suo punto di vista personale diverge da quello professionale. Sullo schermo," afferma il regista "volevo vedere quella realtà umana, quei paradossi. Volevo che ogni delinquente che muore fosse un uomo con una storia. Queste sono contraddizioni che danno umanità al film". Dal punto di vista della costruzione dei personaggi, in particolare dei tre protagonisti principali, la sceneggiatura riesce molto bene a delineare personaggi complessi e attraversati da sentimenti contrastanti. Apprezzabile come affresco umano, il film è un po' debole nelle scene prettamente di genere: tutte le parti squisitamente action risultano iperboliche e noiose al tempo stesso. Non si contano gli stereotipi di genere, che trasmettono un continuo senso di deja vù. Nel complesso un lavoro un po' in bilico tra interessanti guizzi di umanità e momenti estremamente codificati.


(recensione di Maria Silvia Sanna )


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