RECENSIONE - L'ESTATE DI MARTINO
 
locandina l'estate di martino
Locandina "L'estate di Martino"

recensione - l'estate di martino

 
Italia. Estate 1980. Estate di sangue e paura. Ustica prima, il 27 giugno, Bologna dopo, il 2 agosto. Gli anni di piombo e i tanti richiami alla guerra cosiddetta "fredda". Ma anche l'estate di Martino, un ragazzo nel pieno della sua adolescenza e della ricerca di sé. Ricerca che avviene in unione col mare, metafora e simbolo di vita e redenzione. Martino passe le sue giornate in spiaggia insieme alla comitiva del fratello. Un giorno si imbatte in una zona protetta della Nato, ma questo non lo fermerà dall'esplorarne la zona. Qui farà la conoscenza del capitano Jeff Clark, col quale nascerà un'amicizia fatta più di silenzi che di parole. Un'amicizia bagnata dalla schiuma del mare, perché Clark inizierà a dare lezioni di surf a Martino. Intanto, il protagonista si innamora di Silvia, ragazza del fratello. La storia è accompagnata dalla narrazione della  
 
favola "Dragut", principe che sfidò il mare per amore. Era la preferita della mamma di Martino. Molte le tematiche che si intrecciano e che ci regalano, dunque, un film non banale. Il surf come metafora di vita, di crescita, di impegno, costanza, determinazione, che consentiranno al protagonista di iniziare un viaggio dentro se stesso, ma che porteranno anche il capitano a momenti di riflessione. Infatti il rapporto padre-   recensione l'estate di martino
figlio viene analizzato in due aspetti. Quello del capitano col figlio, che ormai non vede da tempo, il quale ha lasciato l'esercito senza dare alcune spiegazione; e quello di Martino con suo padre, comunista sfegatato, burbero, violento, per nulla dedito all'ascolto se non al comando. I due, attraverso un crescendo emozionale, potranno riflettere ognuno sulle proprie responsabilità e colpe per giungere, poi, ad una catarsi. Il capitano inizierà, così, la ricerca di un figlio perduto e Martino, invece, una ribellione nei confronti del padre "assente". L'amore di Martino verso Silvia, desiderato, sperato, forse ricambiato, lo porteranno a rischiare perché, come nel surf, bisogna "buttarsi" e se si cade, ci si rialza, magari più forti di prima. Tanti, dunque, i temi trattati, senza cadere nel "già-visto": amore, amicizia, politica, famiglia. Da sottofondo il mare, simbolo e messaggio significativo. Il mare rappresenta l'ignoto, ma, anche, il grembo umano, luogo dove lottare e attraverso la lotta, acquisire nuova consapevolezza di sé. Impedire che la paura ci faccia smettere di sognare. Sì, il sogno, perché, cambiare la storia, seppure impossibile, è uno splendido sogno da raccontare. La storia, la quale deve insegnare e non far rassegnare le menti. La strage di Bologna (alle cui 85 vittime è dedicato il film): il dolore delle morti violenti. Per non dimenticare. "Sognare non vuol dire dimenticare" .

(recensione di Rossana Pia Morrone)


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