L'ARIA DEL LAGO
 

recensione l'aria del lago

 
Piccolo film di budget, distribuzione e affini ma volonteroso, colmo di dignità e desiderio di raccontare. Tratto dal romanzo di Andrea Vitali “Il segreto di Ortelia” è ambientato nel comasco tra il Piccolo Mondo Antico di Fogazzaro (non citarlo sarebbe un dispetto), Bellano, la nobile bellezza di Bellagio e la quiete signorile di Varenna. Anni venti: trini, merletti, scialli e peccati sono consumati e filati nel silenzio delle case di pietra e legno abitate dalle beghine o nelle notti fumose della casa di tolleranza animate dalle signorine francesi. Un vitellone (Mario Opinato, novello Lando Buzzanca) impalma una ragazza del paese (Francesca Mainetti), guadagnando in un colpo bottega e focolare. Qualche intoppo renderà difficoltoso il piacere coniugale e su consiglio del gaudente medico della cittadina (Ruggero Cara), il prestante  
 
macellaio comincerà a guardarsi in giro. Inguaierà Betta (Marina Remi) una smaliziata ragazza a servizio: il fattaccio lo raffredderà per qualche tempo ma i piaceri sono una tentazione e ricomincerà, affiliandosi a un gruppo di scafati baldorianti. Sullo sfondo, il passare del tempo, la polvere della malattia, l'avvento del fascismo e il tornado della guerra. Girato con ritmo, precisione e passione da Alberto Rondalli che l'ha  
fortemente voluto, “L'aria del lago” contiene i migliori elementi dello sceneggiato come insegnava mamma Rai degli esordi. Personaggi credibili, tono narrativo onnisciente, melodrammatici ritratti di ruspante gentilezza e segreti mormorati che deviano percorsi e vite. Qualche ridondanza e lentezza di troppo appesantiscono la visione ma le lacustri acque ferme hanno insegnato esser placidi anche nel montaggio. Degno esempio di cocciutaggine trasformata in celluloide.


(recensione di Daniela Losini )


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