L'APPRENDISTA STREGONE
 
locandina l'apprendista stregone

recensione l'apprendista stregone

 
L'episodio di un imbranato Topolino aspirante stregone alle prese con disobbedienti manici di scopa rimarrà per sempre uno dei più bei lavori animati della Disney, amato a tal punto da ispirare a settant'anni di distanza un lungometraggio in live-action. Tutto ebbe inizio nel 1700 quando lo scrittore tedesco Goethe compose la ballata de L'Apprendista Stregone, adattata poi cento anni dopo dal compositore francese Paul Dukas in una sinfonia di dieci minuti, assolutamente vivace e brillante. Quello che però rende davvero magico il disastro del maghetto a cui sfugge l'incantesimo di mano e inonda un laboratorio intero è il lavoro della cara vecchia Walt Disney, che unisce le due cose e crea la versione animata per il capolavoro Fantasia che tutti ricordiamo. Oggi è tutto completamente stravolto: lo stregone non ha più quell'enorme  
 
cappello blu pieno di stelle ma indossa i jeans. Così il regista Jon Turteltaub - che con lo stesso produttore e la stessa Disney Pictures realizzò il Mistero dei Templari, successo ineguagliabile - ha immaginato la vicenda del mago e del suo sfortunato aiutante nel 2010, in una Manhattan molto simile a Gotham City di Batman per oscurità, sirene e grattacieli da cui osservare il mondo da dominare. Lo Stregone erede di   recensione l'apprendista stregone
Merlino ha ormai più di mille anni ma non invecchia e gira su una Rolls-Royce Phantom, mentre l'Apprendista Topolino è stato sostituito da un nerd della facoltà di Fisica di New York con problemi di autostima e poco popolare fra le ragazze. Il resto, alla fine, è sempre la stessa storia: l'eterna lotta fra il bene e il male, il mago cattivo che vuole distruggere l'universo e quello buono che lo deve difendere, Merlino contro Morgana, l'eroe maschio adolescente, il lieto fine. Tutto secondo il classico stampo Disney, arricchito di effetti speciali curiosi che ripercorrono il manuale di storia della stregoneria, dallo specchio in cui rimanere incastrati alle sabbie mobili, cerchi di fuoco, fulmini, taxi che diventano Mercedes, gargoyles che prendono vita e così via. Poi arriva il momento tanto atteso: il ragazzetto deve sistemare il suo laboratorio in disordine e dove il cane ha appena fatto la pipì, prima che arrivi la ragazza del suo cuore per studiare. Per fare tutto in breve tempo infrange le regole ed usa la magia per interesse personale, manipola scope, stracci, secchi e spugne e come il rimpianto Topolino allaga tutto e ottiene risultati disastrosi. Scappa un sorriso, tutto sommato non è male la moderna rivisitazione e si ottiene la conferma di come il resto forse sia superfluo. Nicolas Cage - il mago Balthazar - non appartiene a nessuna epoca magica particolare, ha i capelli lunghi e spettinati, le dita piene di anelli ed un lungo cappotto di pelle nera: Jack Sparrow vestito da Matrix, molto più imbalsamato. Neanche da specificare invece come il nostro orgoglio Monica Bellucci reciti la sua parte migliore solo quando è rinchiusa in un vaso e non può prendere vita fino a che la profezia non si avveri. La buona maga posseduta dallo spirito cattivo compare sullo schermo pochi minuti, quasi mummificata, di una bellezza disarmante indirettamente proporzionale all'espressività dell'unica frase di dolore che esprime, doppiata, tra l'altro, da lei stessa. Il film non vola troppo in alto ma resta comunque un'avventura per ragazzi, pubblico affascinato dagli inseguimenti e dagli incantesimi di un oscuro negozio di antiquariato, a cui poco importa di una sceneggiatura già vista o se la recitazione non è da Oscar. Agli adulti rimane la voglia di fare un bel viaggio a New York, città viva documentata nel suo fascino di macchine, luci, palazzi, monumenti e da una scatenata Chinatown.

(di Andrea Dispenza)


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