L'ALTRA DONNA DEL RE
 

recensione l'altra donna del re

 
Narrare fatti storici confezionando film, può risultare deludente se si presta più attenzione a quegli elementi che alla fine costituiscono più una storiella che una storia. “L’altra donna del re” (tratto dal romanzo “The Other Boleyn Girl” di Philippa Gregory) rappresenta uno di questi casi. Justin Chadwick, regista di questo film storico, è caduto nella trappola mielistica e sdolcinata del racconto storico reso banale a livello di un fotoromanzo. Re e regine, amanti, intrighi e tradimenti di corte a sfondo sessuale. In verità si tratterebbe di un momento molto particolare e significativo della storia dell’Inghilterra tardo medioevale, in cui la famiglia dei Tudor era rappresentata al trono inglese da Enrico VIII, che nel film è interpretato da un assonnato e banale Eric Bana. Uomo sfuggente, dedito per lo più ad intrallazzi amorosi, il re Enrico  
 
VIII intesse una storia adulterina con Maria Bolena (Scarlett Johansson), sorella della famosa Anna Bolena (Natalie Portman). L’esistenza di Maria è rimasta sempre oscura. Ma questa donna diede ad Enrico VIII il figlio maschio tanto agognato, che non sarà mai riconosciuto, rimanendo per sempre un bastardo. Le due sorelle sono, in effetti, le vittime designate della propria famiglia, affamata di prestigio e interesse.  
Il padre delle giovani donne non ci pensa due volte a concedere anche Anna, dopo Maria, come amante al lussurioso re Enrico VIII. Ma Anna è scaltra e furba e, come la storia ci insegna, induce il re al divorzio da Caterina d’Aragona e si fa sposare, portando l’Inghilterra nell’era del protestantesimo. La recitazione molto dimessa di una Scarlett Johansson, che rende il personaggio di Maria amorfo e scialbo, contrapponendosi a quella di Natalie Portman che se pur più sostenuta nel ruolo della calcolatrice Anna Bolena, non conferisce al film qualità di opera riuscita, nella quale risulta sensibilmente assente anche quel taglio di storicità ascritta, magari auspicata nel confezionamento dell’opera. “L’altra donna del Re” si risolve, purtroppo, in un lento e noioso trascinarsi in vuoti di scena, dialoghi pesanti e senza concretezza, dando l’impressione, nel bel mezzo della narrazione, che il lento peregrinare della pellicola non abbia mai fine. Il ritmo acquista un vigore paventato solo verso la fine, grazie alle scene più elettrizzanti della decapitazione dell’adultera Anna Bolena. Per il resto, si salvano i laboriosi costumi d’epoca, sapientemente realizzati dal premio Oscar Sandy Powell, che comunque non costituiscono motivo di riscatto per quest’opera impersonale ed artificiosa.


(recensione di Rosalinda Gaudiano )


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