all'altro si rivolgano alla troupe ma in realtà non lo fanno mai, lasciandoci così timidamente in bilico fra soggettività grottesche e fissità impersonali. Confidando su questo formato semi documentaristico Barco non ha la necessità di puntellare troppo la storia, e così il gran finale arriva sospinto da fragili ali drammatiche. Similmente, nonostante degli sprazzi in cui gli incastri funzionano, alla pellicola nel suo complesso sembra mancare coerenza. A dispetto della dichiarata indole farsesca e laconica la vicenda pare faticosamente cercare un messaggio complesso, senza però che si capisca quale. Forse che anche le strategie di fuga (dalla vita, in questo caso) più meticolosamente programmate hanno la strana abitudine di andare a finire nel verso sbagliato? Il semplice fatto che ce lo chiediamo fa meditare sulla riuscita dell'opera, che pure non ha scoraggiato la giuria del Festival del cinema di Roma dal conferirgli il premio più ambito. Il perno della vicenda, il direttore della clinica, dott. Kruger, sembra minaccioso e sfuggente quando ci viene presentato, facendoci sperare che loschi affari emergeranno per il nostro sollazzo dai lettini della struttura. Man mano che la storia procede però queste sue qualità sono impastate in maniera sempre meno saporita, fino a volerci far credere che il motivo per cui si sia dato tanta pena nel mettere in piedi una tale struttura, con tanto di faida con il vicino villaggio con il quale intrattiene sparatorie alla
Robocop , sia semplicemente perché convinto sostenitore del diritto umano di scegliere il modo, il tempo e il luogo di morire e niente più. Terribilmente blando, le nostre papille gustative battono in ritirata, sconfitte. Un personaggio sprecato. Nel caso dei suoi pazienti invece accade il contrario; tutti sono soffritti lentamente e aggiungendo via via manciate di pepe. Cercare di scoprire fin quanto ognuno di essi sia effettivamente fuori di testa sembra il vero scopo della visione del film. Forse non quello per cui siamo venuti, ma pur sempre gustoso.
(recensione di Cristina Fanti )