KATYN
 
locandina katyn

recensione katyn

 
Katyn, ovvero la storia di un'altra terribile ed efferata tragedia durante gli anni bui della Seconda guerra mondiale. Il nome è poco noto perché la verità su questa vicenda è sempre stata nascosta, volutamente occultata; solo a partire dalla Perestrojka di Gorbaciov e, più in generale, con la volontà di far luce in modo "trasparente" sugli episodi del passato da parte del mondo ex-Urss negli ultimi decenni, il nome di Katyn è potuto circolare nuovamente mostrando la sua atroce realtà. Si tratta di una pagina nerissima della storia del comunismo. Più di ventimila ufficiali polacchi vennero fatti prigionieri e poi cinicamente uccisi nei boschi di Katyn, con lo scopo preciso di cancellare del tutto i quadri dirigenziali di quel paese e rendere quindi più agevole la conquista ed il controllo del territorio polacco; ma, in questo caso, erano cambiati i carne-  
 
fici, perché gli esecutori di questo gesto atroce non furono i tedeschi ma i sovietici, che con i primi si erano già spartiti sulla carta la Polonia, con il patto Ribbentrop-Molotov del 1939. Il film narra appunto questi avvenimenti, dagli anni dei combattimenti fino al dopoguerra, quando il nome di Katyn si legò presto ad una sorta di tabù in Polonia, per cui tanti sapevano ma nessuno osava dire niente. Secondo la versione   recensione katyn

degli occupanti sovietici, gli esecutori erano stati i nazisti e non c'era altro da aggiungere. Il dilemma, però, si poneva per i parenti dei militari che non erano tornati: da un lato c'era il desiderio di veder ristabilita la verità ma dall'altro si opponeva la durissima repressione stalinista nei confronti di chiunque cercasse di modificare la versione ufficiale. Un dilemma che poi si estese ad un'intera popolazione angosciandola per decenni, minando alle basi la stessa credibilità di qualsiasi ricostruzione postbellica e di qualsiasi tentativo di ricerca di una nuova identità nazionale. Sono proprio le piccole storie, con gli episodi di singoli militari e dei loro cari, i momenti più belli del film, girato con grande maestria e senza tanti fronzoli retorici dal più che ottantenne Andrzej Wajda, uno dei nomi più autorevoli della cinematografia polacca. La volontà è quella di ristabilire la verità storica, dando pieno valore al significato della memoria: e in questa direzione va anche la ricostruzione assai cruda, nel finale del film, dell'assassinio sistematico dei militari polacchi da parte dei soldati dell'Armata Rossa, con le immagini delle esecuzioni sommarie eseguite a colpi di pistola in testa e con il seppellimento dei cadaveri nelle fosse comuni. La memoria, anche in questo caso, ha appunto questa funzione assolutamente vitale: rammentare, seppur con immagini durissime, a quali livelli possa arrivare l'orrore umano e di quali crimini si sia macchiata la storia degli uomini; come lo sterminio di Katyn, appunto, una ferita terribile per tutto il popolo polacco e non solo.


(di Michele Canalini )


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