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Gli adolescenti amoreggiano,
fanno sesso, naturalmente
spinti da curiosità
di sperimentare sensazioni
che il corpo richiede,
spesso senza veri
e forti coinvolgimenti
emotivi. E’
il richiamo naturale
alla comunicazione
dei corpi, agli impulsi
delle sferzate ormonali
che nell’adolescenza
sono incontrollabili
e sovrastano ogni
ragionamento e liceità.
Un desiderio viscerale
che esplode e basta.
Così inizia
la storia nel film
“Juno”.
Una storia schietta,
immediata, scritta
dall’esordiente
Diablo Cody e diretta
dal giovane regista
Jason Reitman, già
famoso per il suo
precedente lavoro
“Tank You for
Smoking”. Juno
(Ellen Page) è
una giovane sedicenne
che decide di fare
sesso con il suo compagno
di liceo Paulie Bleeker
(Michael Cera), un
pomeriggio, su una
comoda poltrona che
accoglie entrambi
nel primo amplesso
della loro esistenza. |
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Dopo
qualche
mese
l’adolescente
Juno,
visetto
vispo
ed espressivo,
un fisico
ancora
acerbo
in jeans
e scarpe
da ginnastica,
si rende
conto
che
nel
suo
ventre
c’è
una
vita
e realizza
che
molto
presto
il suo
corpo
si trasformerà,
la sua
pancia
crescerà
con
il crescere
del
suo
bambino.
Cosa
fare?
Abortire,
per
Juno,
sembra
subito
l’unica
soluzione.
Ma la
convinzione
immediata
non
trova
riscontro
quando
l’energica
e irriverente
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ragazza si
reca sul luogo
dove farsi
praticare
l’aborto.
Un’altra
soluzione
esiste. Portare
a termine
la gravidanza,
far nascere
il bambino
e darlo in
adozione,
scegliendo
addirittura
i futuri genitori
adottivi.
“Juno”
è un
film semplice
e complesso,
tradizionale
nei dettami
dei modelli
adolescenziali,
ma nello stesso
tempo innovativo.
Esso indroduce
una concezione
culturale
che rielabora
le stesse
coscienze
degli adolescenti,
restituendo
ad esse scelte
consapevoli
divincolate
da sovrastrutture
di pregiudizi
e ipocriti
costrutti
morali. La
singolarità
e l’originalità
della sceneggiatura
punta in alto
a delineare
il personaggio
di Juno con
una personalità
chiara, adolescente
che riesce
a guardare
dritto in
faccia la
“novità”
che le succede
all’improvviso,
capace di
scegliere
secondo l’impulso
della sua
coscienza.
Jason Reitman
ancora una
volta scommette
tutto sulla
veridicità
della commistione
dei rapporti
interpersonali,
che costruiscono
una scrittura
convincente,
entusiasmante,
cogliendo
nel segno
una situazione
di realtà
della società
statunitense.
Delinea alla
perfezione
l’ambiguità
e l’arrendevolezza
dell’adolescenza,
restituisce
un rapporto
onesto tra
genitori e
figli nel
rispetto della
persona, propone
uno sguardo
disincantato
sui nuovi
temi delle
adozioni.
Problematiche
reali che
la società
odierna ha
partorito,
crollati i
muri dell’omertà
e delle ipocrisie.
“Juno”
si configura
come film
cult, indipendente,
che parla
di sesso adolescenziale,
di maternità
“inaspettata”
ma comunque
profondamente
elaborata,
di regole
sociali in
via di ridefinizione,
di diritti
civili e sociali
legati indissolubilmente
alle scelte
incondizionate
della persona.
Un film degno
di lode e
riconoscimento.
Tutto è
originale
in questo
film: il look
stravagante
della giovanissima
Juno, l’ambientazione
briosa e colorata
che scandisce
il passaggio
delle stagioni,
la colonna
sonora con
i brani dei
gruppi musicali
dei “Belle
and Sebastian”
e “Moldy
Peaches”.
Alla fine,
il film coglie
un messaggio
spontaneo
ed autentico,
motore della
vita stessa,
ossia l’importanza
delle certezze
che ognuno,
adulti ed
adolescenti,
devono avere
nella propria
esistenza.
(recensione
di Rosalinda
Gaudiano
)
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