IRINA PALM
 

recensione irina palm

 
Cosa sareste disposti a fare per salvare la vita di uno dei vostri cari? Sam Garbarski, regista belga di origini tedesche, qui al suo secondo lungometraggio, pone questa domanda in modo provocatorio narrandoci le vicende di Maggie, vedova di mezza età posta di fronte al dramma del nipote, costretto a letto da una malattia di cui nessun medico è capace di formulare una prognosi. L’unica speranza risiede in un viaggio a Melbourne, ma come finanziare il volo ed il soggiorno, quando nessuno è disposto a darti credito? La risposta che Maggie ci propone è quanto meno singolare: è disposta a rinunciare al senso del pudore, pur di salvare la vita del nipote. Saremmo disposti a fare altrettanto? L’ambiente in cui si svolge buona parte della vicenda è quello dei locali a luci rosse di Soho, Londra. E’ qui che Maggie (una  
 
Marienne Faithfull straordinariamente capace di immedesimarsi nel personaggio, a farne proprie le movenze e la storia) si imbatte in un annuncio che campeggia sulla porta di un locale : “cercasi hostess”. Non comprendendo la vera natura dell’annuncio si presenta con le migliori intenzioni al gestore del locale (interpretato da Miki Manojlovic, attore simbolo del cinema di Kusturica), ma dovrà alla fine scontrarsi con la  
realtà. Sconcertata non potrà fare altro che andarsene. La necessità la spingerà tuttavia, a tornare sui propri passi. Incoscienza? Follia? Quello che è certo è che Maggie non perde il suo spirito. Il regista è molto abile ad utilizzare i mezzi espressivi a sua disposizione per esaltare il carattere della donna. Frequente è l’uso della semi-soggettiva o di inquadrature spurie (ove l’inquadratura lascia spazio ad elementi che ci fanno percepire il soggetto che guarda). Questo distacco nella narrazione ci permette di cogliere meglio lo spirito riservato della donna, la sua calma nell’agire, il suo voler vivere in maniera distaccata, pur mostrando tempra e tenacia. La narrazione fotografica si adatta quindi ai personaggi che entrano in campo e alle situazioni, non risultando mai banale. Molti gli spunti divertenti, le situazioni che fanno ridere e sorridere (come non citare malanni come il “gomito del seghista”, versione riveduta e corretta del più famoso “gomito del tennista”? ). Certo l’argomento è scottante, ma non mancano gli spunti comici. Maggie, riesce persino a fare outing e a prendersi la sua rivincita sulle amiche di sempre, in particolare su colei che in passato le aveva rubato l’amore del defunto marito. Non mancheranno certo i litigi con il figlio, incapace di credere la madre capace di tanto (ormai Maggie è nota ai più come Irina Palm, ovvero la “migliore mano destra di Soho”). Alla fine Il nipote riuscirà a volare in Australia e Maggie, sarà disposta ad interrompere la propria attività al fine di riportare l’armonia in famiglia. Tuttavia il legame instauratosi per necessità con il gestore del locale a luci rosse, si mostrerà qualcosa di più profondo del puro interesse: l’amore la farà tornare a Soho. Certamente una buona dose di surreale non manca in questa vicenda, ma come tutte le provocazioni, invita a riflettere sulla complessità della vita umana e sull’ipocrisia che spesso condiziona le nostre scelte.

(recensione di Francesco Carabelli )

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