IO SONO LEGGENDA
 

recensione io sono leggenda

 
Signori e signore ecco a voi l’attore più pagato e potente di Hollywood! E perché non vi siano incertezze intorno al vero messaggio dell’intera operazione lo si dice chiaro e tondo fin dal titolo, Io sono leggenda, uno spottone autocelebrativo, presuntuoso e vanesio, con un Will Smith che campeggia per tutto il tempo a tutto schermo in un primo piano strettissimo, sul cui viso si legge alla perfezione il dissidio che lo lacera, se sia meglio mostrare di più la smorfia strafottente o piuttosto il bicipite palestrato. Progetto fortemente voluto dall’attore in persona, si tratta della terza riduzione cinematografica del racconto omonimo di Richard Matheson, dopo “L’ultimo uomo sulla terra”del 1964 e “Occhi bianchi su pianeta Terra” del 1971, ma fosse anche la prima, “Io sono leggenda” sarebbe comunque un film di troppo, essendo nient’ altro che  
 
la solita minestra catastrofica che ultimamente non si fa che riscaldare, con al massimo qualche variazione o commistione sul tema. Al centro troviamo l’ennesima epidemia che ha trasformato il genere umano in un branco di mostri sanguinari. Qui sono vampiri fotofobici ma potrebbero essere zombi, lupi mannari o squilibrati di qualsiasi altra sorta. L’unico sopravvissuto in disperata ricerca di un vaccino  
è un virologo con la faccia torva di Will Smith appunto (credibile nei panni di un virologo come Raoul Bova in quelli di S. Francesco) che tutto solo scorrazza per le vie di Manatthan tra cervi e leonesse a bordo di un’auto più maraglia di lui, la quale scompare come d’incanto non appena girata la sequenza d’apertura. Diretto da Francis Lawrence, già regista di “Constantine”, il film vive, se così si può dire, attorno al fascino di alcune immagini e di certe ambientazioni, per altro anch’esse non nuove (c’era già tutto in “28 giorni dopo” ed era tutto molto meglio, compresa la Londra deserta) che fanno da sfondo a situazioni che pur mancando di originalità risultano potenzialmente cariche di tensione. In realtà tutto perde di valore e di significato, tutto diventa secondario in quanto pretesto preconfezionato ad arte al fine di celebrare quanto è bello, quanto è bravo, quanto è figo Will Smith che, in scena da solo ininterrottamente, non rinuncia a mostrarsi mentre, tra un esperimento e una scarica di mitra, fa palestra in casa ovviamente, conditio sine qua non, a torso nudo. Purtroppo dovrà arrendersi all’idea che nonostante l’unico altro attore presente insieme a lui sia un cane, avendo eliminato alla radice tutti gli altri possibili rivali, il cane è nettamente il migliore dei due. In chiusura una domanda: come fanno i due ragazzi ad arrivare e ad andarsene da Manatthan in automobile se tutti i ponti sono stati abbattuti? Si accettano suggerimenti.


(recensione di Mirko Nottoli )


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