IO NON CI CASCO
 
locandina io non ci casco

recensione io non ci casco

 
Nella piccola e bella Cava De' Tirreni si snodano le vicende di un gruppo di amici all'ultimo anno di liceo. I ragazzi stanno organizzando una festa evento per la fine della scuola e Marco (Paolo Albano) ha il sogno di far suonare il suo DJ preferito: Claudio Coccoluto. Quando un pirata della strada investe Marco, che guida il motorino con il casco slacciato, procurandogli un grave trauma cranico che lo porta in stato comatoso, i suoi amici si fanno in quattro per portare a termine l'organizzazione della festa e si recano ogni giorno al capezzale dell'amico come se lui fosse ancora cosciente. Il film scritto, diretto e interpretato da Pasquale Falcone è interessante soprattutto per la storia che sta dietro le quinte: il film ha atteso quasi tre anni per essere realizzato e ha visto la luce grazie a finanziamenti indipendenti e al contributo artistico di  
 
noti nomi del panorama italiano come Maria Grazia Cucinotta, Ornella Muti, Maurizio Casagrande e Claudio Coccoluto che hanno accettato di comparire nella pellicola senza compenso. Inoltre i dodici ragazzi protagonisti del film, tutti esordienti, sono attori non professionisti presi dal liceo e scelti personalmente dal regista: per quasi due anni il cast si è incontrato ogni venerdì per provare   recensione io non ci casco

insieme diventando in questo modo una piccola famiglia. Per questo nonostante i difetti evidenti - scene a volte non ben amalgamate tra loro, stacchi un po' bruschi tra una scena e l'altra, troppa carne al fuoco (pirati della strada, incauto uso del casco, eutanasia, aborto, tentativi di suicidio, abusi domestici, divorzio sono veramente un po' troppo per una sola pellicola) - il film ha un suo fascino per il calore che traspare dal rapporto tra questi ragazzi finalmente non stereotipati sul modello Mocciano "modaioli-superficiali-innamorati da Baci Perugina-tre metri sopra il cielo" ma impegnati a scrivere poesie, interessati a problemi etici e morali come l'eutanasia, ad interrogarsi su cosa c'è dopo la morte, ad affrontare problemi da adulti e a cercare sempre e comunque l'amicizia e la verità. Inoltre può essere molto più istruttivo un film del genere che non tutti gli spot della protezione civile per indurre i giovani a riflettere sulla guida sicura e la responsabilità al volante. Pellicole come questa andrebbero sostenute e pubblicizzate perché quando alla base c'è un'idea forte e una passione vera per il cinema il prodotto è sicuramente di valore a prescindere dal risultato finale. "Un piccolo miracolo" che speriamo riesca a trovare un suo spazio nel panorama cinematografico italiano.





(di Valentina Ariete )


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