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recensione io, loro e lara
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Carlo Verdone continua a mantenere la promessa. Nel novembre 2006, durante la conferenza stampa in occasione della presentazione del DVD "Bianco, Rosso e Verdone" presso la Casa del Cinema di Roma, anticipò che stava lavorando alla caratterizzazione di nuovi personaggi per sue nuove sceneggiature cinematografiche. Ed ecco "io, Loro e Lara", il suo ultimo film, in cui interpreta il ruolo di padre Carlo Mascolo, missionario nel cuore dell'Africa. Padre Carlo rientra a Roma, sopraffatto da una crisi spirituale che lo confonde a livello emozionale e di coscienza. Il suo padre spirituale gli consiglia un momento di riflessione e di "pausa" in famiglia, e padre Carlo crede bene di rifugiarsi per
qualche tempo nella casa paterna. Ma nei dieci anni della sua assenza le cose sono molto cambiate. Suo padre Alberto (Sergio Fiorentini) è in uno sta- |
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to di grazia per aver sposato una giovanile moldava. Suo fratello Luigi (Marco Giallini) e sua sorella Beatrice (Anna Bonaiuto) sono furibondi per la condotta del padre e temono che il patrimonio di famiglia vada in rovina. Insomma, della famiglia solida e ricca di affetti che Carlo aveva lasciato partendo missionario in Africa, pare ci sia rimasto ben poco o quasi nulla. Intanto Olga (Olga Balan), la moldava moglie di
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Alberto, muore d'infarto. Ma la situazione per la famiglia Mascolo, invece di rientrare nelle normali consuetudini, si complica perché compare Lara (Laura Chiatti), la figlia "nascosta" di Olga. Ed è proprio con Lara che i componenti della famiglia Mascolo devono condurre una serie di patteggiamenti, in un crescendo continuo di scompigli e sorprese. "io, Loro e Lara" vuole essere una commedia dolce-amara, costruita sulla storia di una famiglia, che vive il quotidiano della contemporaneità di oggi, con tutte le contraddizioni, la perdita di valori, situazioni di profonda solitudine (come per Alberto che sposa la badante moldava), e crisi d'identità adolescenziali. Film ambizioso, che purtroppo non è riuscito come opera compiuta, per una sceneggiatura non coesa e piuttosto scontata specie nella prima parte. Anche se nella seconda parte il lavoro di sceneggiatura si presenta più espressivo ed anche più convincente, tutto il film è penalizzato dall'inconsistenza di alcuni spunti narrativi del soggetto del film. Si nota, purtroppo, una certa superficialità nella caratterizzazione di alcuni personaggi. La stessa Lara viene introdotta senza un'identità nel contesto filmico, mentre conduce dei colloqui con due assistenti sociali. Anche nel seguito, una volta svelata la sua identità, il personaggio di Lara rimane non deciso né convincente, costruito purtroppo su un'identità superficiale. Mentre il personaggio della sorella Beatrice assume una caratterizzazione più definita e forte, elemento importante fra le unità di tutto il sistema del racconto. Padre Carlo, Carlo Verdone, è un personaggio triste, sconfitto, sfiduciato, che si arrende ad una condizione di vita familiare, dove nessuno lo ascolta, ognuno va per la sua strada e segue un proprio punto di vista, senza misurarsi in uno scambio o un confronto. Nell'insieme il film regge, nonostante qualche scena superflua, che abolita, non nuocerebbe all'intera
funzione di tutti gli altri elementi. Molti sono i momenti in cui si ride di gusto. Verdone è sempre capace di ilarizzare situazioni e comportamenti umani, anche i più grotteschi, con la sua maschera di attore tragicomico. Ormai il suo stile, la sua comicità costituiscono parte della storia del cinema italiano, e di questo bisogna dargliene merito.
(di Rosalinda Gaudiano )
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