INVINCIBILE
 
locandina Invincibile

recensione Invincibile

 
Esempio limite delle stranezze/follie distributive. “Invincible” fu presentato nel lontano 2001 al Festival di Venezia godendo sì, di un’accoglienza tiepida da parte delle critica cosiddetta mainstream ma, in ogni caso, di una buona visibilità. Non sappiamo quale sia il motivo per cui una pellicola rimanga nella polvere per ben sette anni. Ma questa è un’altra storia. Werner Herzog riprende, dopo aver privilegiato biopic e incursioni sperimentali, la narrazione classica. Profondendovi tutti i temi che gli sono confacenti: la follia, il delirio, l’essere visionario e antesignano a dispetto di un’immediata comprensibilità (non sempre un valore obbligatorio). Narra la vicenda di Zishe (Jouko Ahola) un gigantesco fabbro ebreo-polacco dalla prestanza fisica notevole e del fatale incontro con l’esperto di paranormale danese Hanussen – che nasconde un  
 
segreto – interpretato da un convulso Tim Roth. Lo seguirà a Berlino, alla corte di artisti e attrazioni che presiede. Il destino assegnerà il suo contributo: il gigante si innamorerà dell’intoccabile pianista Marta (Anna Gourari) mentre Hanussen è persuaso e ossessionato dal sogno di dominio e supremazia del nazismo che sta travolgendo la bella vita berlinese e di lì a poco, il mondo intero. Il suo perverso sogno è   recensione Invincibile
creare e guidare, il Ministero dell’Occulto all’interno del governo hitleriano. Al cuore della vicenda vi sarà la presa di coscienza del Gigante che premonirà l’avvento del terrore, pronto a distruggere il suo popolo. Ispirato a personaggi realmente esistiti, il racconto è giostrato tra la nobiltà del monito e della tragedia. Il tono talvolta è ingenuo, a tratti immobile e stagnante. S’intuisce l’enorme potenziale evocativo, non sempre espresso. I sogni del protagonista sono messaggi di morte indecifrabili (le migliaia di granchi) che lo accostano a una sorta di messia che si incarica di portare il messaggio al quale nessuno vuole credere. Ondivago, irrealizzato e sognante.



(di Daniela Losini )


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