INTERVIEW
 

recensione interview

 
Lui: Peter Peders (Steve Buscemi), giornalista autodistruttivo impostosi nel mondo della carta stampata come reporter di guerra. Lei: Katya (Sienna Miller), svampita attricetta di soap opera e horror di serie B, con un curriculum basato più su avventure sessuali che su ruoli brillanti. Cosa mai può unire due persone così diverse? Una semplice intervista…l’intervista che dà il titolo al film. Il loro sarà tutt'altro che un semplice colloquio; bensì diverrà, quasi sin da subito, uno scambio di domande e risposte a raffica continua. Un gioco, forse, paragonabile a quello del gatto con il topo o ad una partita a scacchi, in cui la posta in gioco cresce febbrilmente attimo dopo attimo e dove ognuno sfodera la sua arma migliore: il primo l’umorismo sarcastico, la seconda un irresistibile sex appeal. Finale inatteso. Il lungometraggio nasce sulla carta come  
 
remake statunitense dell’omonimo film diretto nel 2003 da Theo Van Gogh, vincitore per ben quattro volte del Dutch Academy Award come migliore regista. Per l’autore olandese alla conquista di Hollywood, la versione americana di Interview rappresentava un ideale trampolino di lancio. Dopo la sua prematura scomparsa, avvenuta nel 2004 per mano di un fondamentalista religioso, i produttori Bruce  
Weiss e Gijs van de Westelaken decisero di portare avanti il progetto già sommariamente delineato. I temi trattati nelle opere di van Gogh sono talmente universali, che i due finanziatori pensarono bene di aggiungere ad Interview il rifacimento in inglese d’altre due pellicole quali 06 diretto da Bob Balaban e Blind Date, per la regia di Stanley Tucci. Insomma, una trilogia (il progetto “Triple Theo”) ambientata nella grande mela per commemorare il bravo cineasta olandese.
Nel corso del 2007, Interview è stato presentato in alcune prestigiose vetrine internazionali come il Berlin International Film Festival, il Los Angeles Film Festival, il London Film Festival e il Sundace. Ovunque è stato accolto con grande entusiasmo da parte della critica. Quello che ha convinto i recensori è stata soprattutto l’interpretazione dei due attori. Infatti, se già eravamo a conoscenza della strepitosa verve attoriale di Buscemi, del tutto inaspettata e piacevole si è dimostrata la performance di una Sienna Miller perfettamente calata nel personaggio. Discreta la sceneggiatura che risente, alla lunga, di una certa monotonia. Dialoghi al vetriolo, simili alle schermaglie amorose tipiche delle screwball comedy degli anni ’30. Claustrofobica, invece, la dimensione spaziale (il loft della protagonista femminile), a metà strada fra un kammerspiele tedesco e un’opera di teatro da camera.



(recensione di Maria Cristina Caponi )

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