IN ASCOLTO
 

in ascolto recensione

 
Lodevole il tema del film: mostrare le straordinarie prospettive del mondo delle telecomunicazioni; denunciare le intercettazioni e l'invasione della nostra privacy da parte delle nuove tecnologie;
analizzare le ingerenze del potere privato nelle questioni di sicurezza degli Stati. Tematiche poco esplorate dal nostro cinema (che preferisce generalmente argomenti più intimistici) e quindi un applauso al debuttante Giacomo Martelli per aver diretto e prodotto un lavoro che si distingue nel panorama della cinematografia italiana: un progetto durato quattro anni il suo e realizzato con una troupe variamente assortita (veterani ed esordienti di tutte le età provenienti da Paesi diversi). Va subito detto però che il risultato finale non convince pienamente. Non tutto è chiaro quello che vediamo sullo schermo, il ritmo non brilla, le psicologie
 
 
dei personaggi non sono ben caratterizzate (e le loro motivazioni non completamente spiegate). Difetta soprattutto la mancanza di "una storia" che faccia da cornice alla denuncia, una storia che emozioni e appassioni lo spettatore. Fin dall'inizio abbiamo la spiegazione di quello che sta accadendo nel campo tecnico-politico e della necessità di combatterlo: nel film non c'è altro. Suspense, tensione, partecipazione e coinvolgi-  
mento da parte del pubblico, latitano. A chi interessa l'argomento (e naturalmente si spera che siano molti) non si pentirà di vedere il film, ma agli altri il lavoro non offre molto. Alcune immagini sono molto belle (le surreali architetture delle stazioni d'ascolto con le loro enormi cupole bianche, gli splendidi panorami del Monte Bianco) ma non bastano a riempire il vuoto di sceneggiatura. Gli attori non brillano per personalità. Michael Parks, definito da Quentin Tarantino "il più grande attore vivente", si distingue per apatia e recitazione monocorde. Maya Sansa, ormai una delle attrici di punta del cinema d'autore italiano, è al di sotto delle sue possibilità (probabilmente per l'inconsistenza del suo ruolo). James Parks ("il cattivo" della situazione) è perennemente sopra le righe e interpreta un personaggio non credibile. Andrea Tidona (Nastro d'Argento per "La meglio gioventù") è forse il migliore in campo nell'interpretare l'ex ufficiale dei servizi, al contempo burbero e allegro nei rapporti e geniale nel lavoro. La televisione migliore (Quark, History Channel.) ci ha ormai abituato a documentari di notevole spessore con drammatizzazioni per renderli maggiormente fruibili e piacevoli. Ecco, "In ascolto" li richiama.

(di Leo Pellegrini )

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