IMPOTENTI ESISTENZIALI
 
locandina impotenti esistenziali

recensione impotenti esistenziali

 
Due lauree (una in psicologia, una in giurisprudenza), una specializzazione in sessuologia, la fondazione della prima (ed unica) Scuola italiana di corteggiamento e del partito dei "Preservativi gratis", varie comparizioni al Maurizio Costanzo Show e a Buona Domenica, e una grande passione per il cinema, non fanno di Giuseppe Cirillo un regista. Ma lui, se le sue lauree sono state ben vissute (come non abbiamo motivo di dubitare), lo sa sicuramente meglio di chiunque. E il 20 marzo, quando la sua opera prima - "Impotenti esistenziali" - sarà nelle sale italiane, si dovrà tenerlo presente. Con questo film Cirillo ha voluto piuttosto produrre un manifesto ideologico in cui poter esporre il suo modo di vedere la società italiana. La pellicola insomma è una lunga clip (con doppiaggio, audio e fotografia di livello decisamente amatoriale) fatta  
 
di cinque episodi che hanno il loro Leitmotiv nelle inibizioni sociali della sessualità e, in più generale, dei comportamenti affettivi-emotivi. Giuseppe Cirillo interpreta Giuseppe, uno psicologo che con le armi della dialettica socratica (siamo generosi) se ne va in giro per gli istituti scolastici e per le strade dello Stivale a denunciare bigottismo e perbenismo sessuali, a demolire falsi pregiudizi razzistici e soprattutto   recensione impotenti esistenziali
a rendere consapevoli delle mille inibizioni, psicologiche e politiche, che impediscono ad ogni cittadino italiano di costruirsi la vita a piacer suo (di qui il titolo del film). Nella pellicola appaiono, oltre ad un'attraente Angela Melillo "maltrattata" da una cattiva qualità video, un Alvaro Vitali senza un'autentica collocazione narrativa, la cui presenza sembra solo voler rafforzare l'indiscutibile appartenza del film al genere "trash"; Sandra Milo nel ruolo di Elisabetta, una ricca zia che mantiene Francesca (interpretata da Antonella Ponziani), compagna di letto e di avventure di Giuseppe; Tinto Brass che interpreta l'editore De Fortis, prima avversario delle provocazioni di Giuseppe, poi sostenitore delle sue iniziative e Don Backy, nel ruolo di un sacerdote che non riesce a reprimere i suoi impulsi erotici e li esprime con una suora. Proprio il miniepisodio con Don Backy sembra contenere in nuce il difetto "concettuale" più grave di questo primo lavoro di Cirillo: il film, che pretende di denunciare i luoghi comuni dell'Italia di oggi, non sempre evita il rischio di cadere, a sua volta, nei più triti luoghi comuni. Certo, se uno psicologo - di stampo freudiano, come suggerisce l'apparizione di un ritratto del padre della psicanalisi in una scena - si mette a girare un film, è possibile che in un'ora e 45 minuti di pellicola un'osservazione azzeccata, un'idea condivisibile o un'analisi sociale che colpisca nel segno ci scappino pure. Ma, quand'anche fosse, il cinema è certamente un'altra cosa.

(di Daniele Piccini)


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