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recensione il
seme della discordia
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Riecco dopo 7 anni
di silenzio il nostro
Pappi Almodovar più
almodovariano che
mai. Torna con questo
“Il seme della
discordia” commedia
al femminile per la
quale è andato
a scomodare perfino
una novella di Heinrich
von Kleist. Il nome
fa più paura
di quanto occorra,
in realtà troviamo
tutti gli ingredienti
che hanno reso celebre
l’autore de
“I buchi neri”:
leggerezza, surrealtà,
gusto per il grottesco
più nel modo
di narrare che nelle
situazioni narrate,
inserite come sono
in un contesto attuale,
quotidiano e popolare.
E stavolta infarcisce
il racconto con una
serie infinita di
citazioni cinematografiche,
e visive e musicali,
che la dicono lunga
sui veri obiettivi
della pellicola che
è innanzitutto
Cinema fine a se stesso,
personale e visionario
(crisi di coppia,
aborto, inseminazione
artificiale, ma và…).
Ci conduce come suo
solito in un quartie- |
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re del
napoletano
dove,
tra
vecchi
palazzoni
e moderni
grattacieli
che
fanno
da perfetta
cornice
a quel
ceto
sociale
che
Tommaso
Labranca
definirebbe
“neoproletariato”,
che
sogna
la celebrità
effimera
della
televisione
e che
invece
di “negozio
di abbigliamento”
si riempie
la bocca
chiamandolo
“concept
store”,
si muove
ancheggiando
in abitini
leggeri
per
la gioia
del
pubblico
maschile
dentro
e fuori
lo schermo,
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una Caterina
Murino mirabilmente
calata nello
spirito del
film: presenza
scenica notevole
(più
bella di fronte
che di profilo
ma la visuale
migliore è
quella da
tergo), sensualità
tutta mediterranea
che irrompe
con naturalezza
senza alcuna
volgarità
(ha capito
la sig.ra
Bellucci?),
recitazione
sottotono
e imperturbabile
distacco intelligentemente
funzionale.
Nata a Cagliari
31 anni fa,
dopo l’apparizione
lampo in James
Bond sta cominciando,
lentamente
e con umiltà
(ha capito
la sig.ra
Bellucci?),
a dimostrare
di essere
attrice con
la A maiuscola
e il nostro
cinema d’autore
sta giustamente
accorgendosi
di lei (c’era
anche in “Non
pensarci”
di Zanasi).
Intorno alla
protagonista
una lunga
galleria di
personaggi
femminili
dalle tinte
accese care
ad Almodovar:
Isabella Ferrari,
Martina Stella,
Valeria Fabrizi,
Iaia Forte,
Monica Guerritore,
Rosalia Porcaro.
Donne come
tante, deboli,
deluse, stanche,
con i loro
sbagli e le
loro debolezze
comunque vitali
e umane. A
fare la figura
barbina ci
pensa il genere
maschile,
inebetito
a guardar
passare sottane,
su tutti Alessandro
Gassman figura
abietta nella
sua mediocrità
(fantastica
la scena di
sesso!), adultero
recidivo affetto
da orgasmo
precoce, ossessionato
dalle mutande
che puzzano,
dice lui,
per via dei
fertilizzanti
che vende.
Lui vende
fertilizzanti
poi scopre
di essere
sterile. Peccato
che nello
stesso momento
la moglie
scopra di
essere incinta.
Da lì
il seme della
discordia
del titolo.
Chi sarà
il padre?
Lei giura
di non essere
stata con
nessun altro
uomo al di
fuori del
marito, e
quindi? Come
si spiega?
Immacolata
concezione?
A Venezia
dove era in
concorso non
è piaciuto.
A noi sì.
(di Mirko
Nottoli
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seme della discordia"! |
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