IL RISVEGLIO DELLE TENEBRE
 

recensione il risveglio delle tenebre

 
Il risveglio delle tenebre è un film fantasy di azioni e avventura con atmosfere dark, tratto dalla premiata saga letteraria di Susan Cooper. Will Stanton è una ragazzino timido e impacciato che cerca di integrarsi in una nuova scuola dopo il trasferimento della sua famiglia dagli Stati Uniti in una piccola cittadina inglese. Il viaggio è in qualche modo un ritorno alle origini perché la famiglia di Will ha radici profonde con questo posto che risalgono a molti secoli prima. Il giovane scoprirà nel giorno del suo undicesimo compleanno di essere l’ultimo esponente di un’antica dinastia di guerrieri, gli “Antichi”, che hanno dedicato la loro vite a combattere le forze dell’oscurità. Questo impacciato ragazzo diventa un improbabile eroe dotato di poteri eccezionali attraverso i quali riesce a far volare oggetti e a viag-  
 
giare nel tempo, facendo delle brevi incursioni nel Medioevo alla ricerca di manufatti mistici e antiche reliquie che nascondono segni importanti. Questi segni sono oggetti ambiti di un misterioso cavaliere, il simbolo delle forze malvagie dell’oscurità, che vuole gettare il mondo nell’oscurità e nel gelo. Will si trova quindi coinvolto in quest’epica battaglia tra le forze della Luce e quella dell’Oscurità e il destino  
del mondo è nelle sue mani perché solo lui potrà ristabilirne l’equilibrio. I produttori hanno fatto un lavoro di revisione del testo originario, preoccupandosi di epurare dalla narrazione tutta la parte lirica del libro in cui vengono descritte le fantasia presenti nella mente del ragazzo per tentare di rendere esplicito quello che nel romanzo viene espresso in maniera interiore. Il risultato finale è una storia essenziale che non brilla per originalità. Le ambientazioni medievali, così come il fantasy gotico, che dovrebbe essere il vero punto di forza del film, sono appena accennate, per cui non riescono a suscitare il fascino proprio del genere. Dietro la macchina da presa c’è il regista David L. Cunningham (11 settembre-Tragedia annunciata) che, nel tentativo di sopperire alla mancanza di contenuti sullo schermo, fa girare nell’aria in modo vorticoso la macchina da presa senza alcun motivo, quasi fosse un puro esercizio di stile. In considerazione di tali premesse, l’unico interesse va ricercato nei personaggi che però sono assolutamente privi di spessore. In particolare il protagonista, Alexander Ludwing, scelto per il suo aspetto di ragazzo normale e riconoscibile, appare inadatto dar corpo e spessore ad un personaggio su cui grava la responsabilità della salvezza del mondo.

(recensione di Beatrice Matozzo )


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