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IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA - RECENSIONE |
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Locandina "Il ragazzo con la bicicletta" |
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Partire dalla prosaicità del quotidiano per rivelarne la poesia. Che si nasconde anche e soprattutto nel dolore, nelle difficoltà, nelle ingiustizie nefande. I fratelli Dardenne continuano a regalarci gemme di realismo cinematografico, piccole storie di disagio sociale, al livello del suolo, al limite del documentario. Colori desaturati, sporchi, sbiaditi, fotografia grigiastra come le periferie che incorniciano il racconto, come le esistenze dei personaggi che ne sono al centro. Casermoni enormi, macchine decrepite, strade larghe e lunghe male illuminate. Una bicicletta, un campetto da calcetto, un edicolante da derubare, la giornaliera lotta per sopravvivere di chi questo può fare: sopravvivere. Un bambino di dodici anni (Thomas Doret) alla ricerca del padre, un padre (l’immancabile Jeremie Renier) che non vuole più rivedere il figlio, una donna |
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(Cecile De France, già vista in Hereafter che presenza femminile notevole era e presenza femminile notevole rimane) che si vuole prendere cura di un bambino abbandonato. Questo in sintesi Il ragazzo con la bicicletta, in concorso all'ultimo Festival di Cannes, 87 minuti di film compatto, essenziale, vero e sincero, forse solo appesantito da un finale di troppo. Lo sguardo dei Dardenne, equidistante ma non |
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per questo indifferente, comprensivo senza essere né accusatorio né indulgente, affonda in profondità nella miseria umana per delineare un universo che, pur alla luce di azioni tra le più abbiette, pare non contemplare il bene e il male, la bontà e la cattiveria, il torto e la ragione, il perdono e la redenzione. Un universo dove al contrario esistono le circostanze e le necessità, il buio e la disperazione, momenti sbagliati in cui si compiono scelte sbagliate, prese di fretta, per paura e senza pensare alle conseguenze, effetti di speranze mal riposte, legami traballanti, insicurezze personali. Nessuna vittima, nessun carnefice. Nessun finale e nessun destino già scritti. Il giovane criminale di mezza tacca che cura amorevolmente la nonna, il padre irresponsabile alla faticosa ricerca di rifarsi una vita che seppur spiantato non accetta i soldi rubati del figlio, il figlio umiliato che non perdona e non dimentica, cerca maldestra vendetta e poi forse si pente. Eccoli qui gli esseri umani, macchine tutt'altro che perfette, fallaci, fragili e meschini, rabbiosi e contradditori, individui capaci di ferire e uccidere se accecati dall'odio, ma che malgrado tutto non smettono di credere nel prossimo.
(recensione di Mirko Nottoli )
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