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recensione il
prossimo tuo
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«Là dove
c'è il pericolo
cresce anche ciò
che salva»:
è con questa
frase di Holderlin
che la regista di
"Il prossimo
tuo", Anne Riitta
Ciccone, sceglie di
salutare con dolcezza
il suo spettatore,
dove avergli fatto
toccare con mano quanto
di più profondo
si nasconde dietro
il mistero dell'umanità,
la consapevolezza
che il minimo comune
denominatore tra gli
abitanti dell'attuale
mondo malato non è
altro che l'antico
e infinitamente moderno
sentimento della paura.
Rievocando la potenza
di forze contrastanti
come il "globale"
e il "locale",
già proposta
dallo sceneggiatore
Innarritu in Babel
(Alejandro Gonzales,
2006), in questo film
- che sarà
proiettato al prossimo
Festival Internazionale
del film di Roma nella
sezione "L'altro
cinema"- la Ciccone
da' vita ad uno straordinario
intreccio di volti
e storie, servendosi
di una solida |
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sceneggiatura
di base,
pur
senza
sminuire
l'importanza
evocatrice
dell'immagine.
Al biancore
delle
lunghe
carrellate
della
Finlandia
si alternano
le scene
girate
nella
metropolitana
di Roma
e quelle
in prevalenza
rese
dagli
interni
delle
case
di Parigi,
per
dare
origine
a tre
storie
di vita
dove
regna
sovrana
proprio
la diffidenza
verso
il "prossimo
tuo".
Eeva
(Laura
Malmivaara),
la donna
che
si presenta
in divisa
di spalle
nella
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scena d'apertura
e che in maniera
circolare
si mostrerà
nuotare libera
e nuda nella
scena conclusiva,
è una
hostess di
terra che
vive vicino
ad Helsinki
e che affronterà
i suoi fantasmi
grazie al
suo nuovo
vicino di
casa Usko
(Sulevi Peltola),
un professore
ancorato alla
Storia con
la paura di
volare. A
questa prima
eterea coppia
di personaggi
complementari
si sovrappone
una seconda,
più
materiale
e concreta,
quella composta
da Jean Paul
(Jean-Hugues
Anglade) e
l'amorevole
Caroline (Diane
Fleri): ci
troviamo di
fronte ad
un fotoreporter
di guerra,
unico sopravvissuto
all'esplosione
di un'auto
in Iraq, col
timore di
"sentirsi
così
vivo".
Il blocco
che vive adesso
gli impedisce
di lavorare
e di riuscire
a mantenere
un rapporto
con le uniche
persone che
sembra amare
davvero, i
suoi due figli,
spingendolo
nella facile
voragine del
sesso virtuale,
fino al buio
profondo di
una galleria,
dove riuscirà
finalmente
a riscattare
se stesso.
Nel panorama
della perdizione
non poteva
mancare la
Maddalena
(Maya Sansa),
una pittrice
che vive a
Roma e scappa
dagli uomini
perchè
«loro
ti amano solo
finchè
non li ami
tu»,
come dirà
poi alla piccola
straniera
Elèna
(Romina Hadzovic)
che coglie
il suo volantino
a scuola perché
animata dal
talento dell'arte
e dalla voglia
di inseguire
un sogno solo
suo…Diffidenza
e sospetto
divengono
quindi, nell'atto
stesso della
"confessione"
all'altro,
una vera forza
motrice che
porta a comprendere
che non è
mai troppo
tardi per
fare un viaggio
rimasto in
sospeso da
tempo o per
riuscire a
imparare alla
perfezione
un salto carpiato,
se da qualche
parte del
mondo un ragazzo
figlio di
due persone
atee decide
letteralmente
di "porgere
l'altra guancia".
(di Ilaria
Abate )
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prossimo tuo"! |
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