IL PASSATO E' UNA TERRA STRANIERA
 
locandina il passato è una terra straniera

recensione

 
Quanto è sottile il confine tra il lecito e l’illecito? Fin dove si può spingere l’animo umano prima di giungere all’inevitabile punto di non ritorno? Giorgio (Elio Germano) e Francesco (Michele Riondino) sono quanto di più diverso possibile l’uno dall’altro: studente modello di giurisprudenza il primo, affascinante e con un alone di mistero il secondo, si ‘scontrano’ nel bel mezzo di una festa, e da lì diventeranno presto amici e complici, sul tavolo da gioco come nella vita. Ripercorre (attraverso un lunghissimo flashback che occupa l’intero film) una parabola di crescita e distruzione “Il passato è una terra straniera” di Daniele Vicari (“Velocità Massima”, “L’orizzonte degli eventi”), tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo Carofiglio (ed. Rizzoli). Parabola, questa, che viaggia e si insinua tra le pieghe di una Bari scura e dai  
 
contorni sfocati, sui tavoli da gioco di ville eleganti e di sporchi bar, nelle partite truccate e nei soldi facili. Talmente facili, da spingere i due protagonisti oltre la soglia, della legalità, sì, ma anche di loro stessi. Contro i loro istinti e il loro lato oscuro, verso una degenerazione a mano a mano sempre più incontrollata e – forse – incontrollabile. Non è solo voglia di evadere da una quotidianità regolare e ordinata, quella di   recensione il passato è una terra straniera
Giorgio (Germano sempre ottimo, forse un po’ incastrato in quella irascibilità ormai tipica di molti suoi personaggi), come non è solo volontà di rivalsa e di svolta quella di Francesco (Riondino è forse la vera scoperta di questo film). Nonostante la prova notevole – del regista, degli attori – la pellicola è disseminata qua e là di qualche ingenuità, nella trama soprattutto: un tema (relativamente) poco originale – discesa all’inferno e ritorno – e uno sviluppo dell’azione strutturato secondo momenti topici molto ‘fisici’, di cui in certi casi si sarebbe potuto fare a cambio per dare maggior spazio e profondità ad altri. Comunque, attori perfettamente calati nei loro ruoli, musiche che tengono il ritmo della narrazione (più nella seconda che nella prima parte), inquadrature a tratti nervose, a tratti confuse, anche violente, che cercano di guidarci nella storia attraverso gli occhi di Giorgio, e un titolo, poi, fortemente evocativo sono gli assi nella manica di questo film. Che racconta di una corruzione morale di due giovani uomini, del bisogno di essere Altro per essere se stessi, della ricerca della propria Identità laddove è difficile riconoscersi perché non ci si vuole accettare. Dove il passato traccia segni indelebili in un presente che è dietro l’angolo.



(di Giulia Mazza )


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