IL MISTERO DELLA PIETRA MAGICA
 
locandina il mistero della pietra magica

recensione

 
Dopo averci regalato, con Planet Terror, un capolavoro horror, gore, splatter ironico ed inquietante, Rodriguez torna dietro la macchina da presa con un'opera talmente diversa dalla precedente da rasentare la schizofrenia. Abbandonati zombies assassini e pustole ulcerose, Rodriguez si concentra sulla storia di un gruppo di ragazzini che ormai hanno perso il contatto con la realtà e non conoscono giochi che non siano quelli virtuali. A Black Falls infatti tutti sono costantemente collegati al Black Box, un cubo nero che può svolgere i compiti più disparati, dal normale cellulare al wolki tolkie. La Black Box è un'invenzione di Mr. Black (James Spader), che controlla tutta la città. Mentre i loro genitori sono impegnati a farsi la guerra tra nuove proposte di marketing e progetti per Mr. Black, Loogie, Lug, Laser, Toe, Nose e  
 
Helvetica trovano una pietra magica dai colori arcobaleno in grado di esaudire i desideri. I ragazzi così, abbandonati videogiochi e console, si ritrovano catapultati in un'avventura surreale, in cui prendono vita caccole giganti e i coccodrilli imparano a camminare sulle zampe posteriori. I veri guai però cominciano quando gli adulti si impadroniscono della pietra e cominciano a desiderare cose che mettono a repentaglio la   recensione il mistero della pietra magica
vita di tutti. Diviso in più capitoli non necessariamente in ordine cronologico - come l'illustre amico Tarantino ha insegnato - il film è una favola moderna per bambini, in cui alla freddezza dei videogiochi si contrappone il gusto ormai in via di estinzione per i giochi fatti all'aria aperta, in cui il contatto con gli amici è fisico e coinvolgente. Il contrasto tra la scura e squadrata Black Box e la rotonda, levigata e coloratissima pietra magica - oltre a sembrare uno spot Microsoft contro Apple - sottolinea la differenza tra l'infanzia vissuta a contatto con gli altri e con l'ambiente esterno di chi oggi è grande e quella che vivono invece i bambini nati negli anni 2000, dove a otto anni hanno già cellulare, computer e diverse console per videogiochi. Rodriguez scrive, dirige, compone la musica, controlla gli effetti speciali e la fotografia: il regista texano è un bambinone che adora stare dietro la macchina da presa e sia che utilizzi il fumetto come in Sin City , l'horror come in Planet Terror e Dal tramonto all'alba , o che parli di bambini come in Spy Kids, il filo che accomuna tutta la sua opera è il divertimento. Il film, considerato nel suo contesto - si tratta di una pellicola destinata esclusivamente ai bambini -, compie egregiamente il suo sporco lavoro. Anche se, pur senza videogiochi, cellulari ed effetti speciali, i Goonies restano tutta un'altra cosa.

(di Valentina Ariete )


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