IL MIO SOGNO PIU' GRANDE
 
locandina il mio sogno più grande

recensione: il mio sogno più grande

 
Luca Toni dovrebbe guardare e imparare. Se gli azzurri avessero anche solo un briciolo della grinta di Gracie, la loro avventura europea si sarebbe conclusa con ben altro risultato. Ma chi è Gracie? Gracie è la protagonista de "Il Mio Sogno più Grande", ovvero la storia (quasi) vera della prima ragazza che riuscì a giocare in una squadra maschile di calcio nel 1978. Impossibile? Forse in Italia, ma in America esiste una legge, la Title Nine, che stabilisce che nessuno può essere escluso da attività didattiche e ricreative a causa di sesso, religione o razza. Ed è in questo modo che Gracie riuscì ad esaudire il suo sogno più grande. Ma in realtà Gracie è un nome fittizio, dietro al quale si nasconderebbe l’attrice Elisabeth Shue. Si, proprio lei, la splendida protagonista di "Via da Las Vegas", in realtà da ragazzina era una una giocatrice di calcio. Papà giocava e  
 
allenava, i fratelli giocavano e quindi perché anche lei non avrebbe dovuto? Quando il fratello morì in un incidente stradale, fu proprio Elisabeth, grazie alla Title Nine, che prese il suo posto nella squadra della scuola. Da questo spunto, che la famiglia Shue ha raccontato alle due sceneggiatrici Lisa Marie Petersen e Karen Janszen, nasce la storia di Gracie, giovane e indomita adolescente che scopre di preferire   recensione il mio sogno più grande
giocare a calcio con i maschi, piuttosto che uscire con loro. E il film è quanto mai una questione di famiglia: si tratta della prima produzione della Ursa Major Films creata dagli Shue, dove Elisabeth interpreta la madre di Gracie, Andrew Shue è il coach e la regia è stata affidata a Davis Guggenheim (Una Scomoda Verità), marito di Elisabeth. Ma che sia chiaro: il film vuole raccontare la formazione di un’adolescente, piuttosto che un’avventura sportiva. Una lezione per gli italiani, che a parte poche eccezioni (Il Presidente del Borgorosso Football Club, L’Allenatore nel Pallone, Ultimo Minuto), non sono mai riusciti a portare sullo schermo con successo delle storie legate al nostro sport nazionale. Ma non si pensi che "Il Mio Sogno più Grande" sia ben riuscito. Anzi. Nonostante una certa dose di simpatia che suscita questo “affare di famiglia”, il risultato è quanto mai banale. Dalla sua c’è la brava Carly Schroeder che ha carattere e fisique du role, ma la storia, sebbene vera, è quanto mai scontata. I realizzatori ci hanno provato a scombinare le carte per stupire lo spettatore, ma alla fine si compie di continuo quello che ci si aspetta, anche se a volte qualche secondo dopo a quello che si sarebbe pensato. La ragazza vuole giocare, trova degli ostacoli, li supera e grazie a grinta, sacrifici e sostegno da parte di familiari, raggiungerà il suo scopo.



(di Sara Sagrati )


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