IL MERCANTE DI PIETRE
 

il mercante di pietre recensione

 
Dire che la questione islamica è una questione delicata è ben più che un eufemismo. Oggi come non mai. Inserendosi nella cronaca più attuale, Renzo Martinelli entra di forza nel cuore del dibattito con questo “Mercante di pietre”, film italiano ma che non sembra tale (nel cast: Harvey Keitel, Frank Murray Abraham, Jordì Molla, Jane March), liberamente tratto da “Ricorda di dimenticarla” di Riccardo Calabrò, destinato – forse – a sollevare polemiche. Forse. Perché ci entrerebbe con forza, nel dibattito (sollevando quindi polemiche), prendendo posizione, non arretrando di fronte a realtà scomode e disturbanti, non temendo accuse di razzismo o di qualunquismo, non dimenticando di fare cinema, con suspance, tensione narrativa e buon senso dell’immagine, se non decidesse ad un certo punto di  
 
buttare tutto all’aria, banalizzando il racconto nel momento esatto in cui sceglie di virare dalla narrazione tesa di impegno sociale al melodramma di stampo sentimentale talmente tragico e dissennato da diventare grottesco, appiattito sui protagonisti principali fattisi d’incanto figurine di carta velina che, perso il lume della ragione per i capricci del cuore (o di qualcos’altro…), svolazzano qui e là a seconda di  
come tira il vento, capaci di frasi e comportamenti da soap opera televisiva. Nell’ordine: il terrorista innamorato e pentito (il mercante di pietre del titolo) che piange e invoca pietà; la fedifraga rincoglionita che attende il suo lui con un sorriso ebete stampata in faccia, sulla nave che va, beotamente ignara di avere una bomba atomica sotto il culo; il marito di lei che già cornuto e già privo di gambe (le perse a Mogadiscio durante un attentato terroristico) bello se ne sta appeso per le braccia al soffitto di casa, alle prese con due energumeni arabi che sotto saltellano tentando di accoltellarlo (una scena davvero orribile, accettabile solo se stessimo guardando un cartone animato di Tom e Jerry). Non ci fanno una bella figura né i musulmani né le donne in generale, se mai dovessero rispecchiarsi nella figura femminile protagonista, sempre pronte a farsi di nebbia non appena un bel tenebroso appare all’orizzonte, meglio se con un diamante grosso come una mela in dono! Tra i pochi italiani cha partecipano all’internazionale cast la veejay di All Music Lucilla Agosti, che sarà anche una bella ragazza ma di recitare proprio non se ne parla. Si rivede anche Jane March che dai tempi de “l’Amante” dimostra di non aver dimenticato come ci si spoglia. Il regista Renzo Martinelli, già autore del non indimenticabile “Vajont” torna a calcare la mano su pellicole di forte impegno civile ma anche stavolta ci consegna un film riuscito solo a metà che nelle scontate dinamiche amorose si perde perdendo di vista il reale obiettivo da cui era partito.

(di Mirko Nottoli )

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