IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA
 

recensione

 
Un ragazzo fiorentino, di famiglia modesta, innamorato della musica, dopo aver mosso i primi passi come speaker in una radio locale, viene notato dai dirigenti dell’affermata emittente nazionale Radio Dee Jay e messo sotto contratto. Ma a corroderlo c’è già, dopo un primo assaggio fortunato alle corse di cavalli nella sua città natale, il vizio del gioco. Lui è Marco Baldini, personaggio ormai famoso per il sodalizio artistico con Fiorello in VivaRadio2. La storia, tratta dal suo libro autobiografico “Il Giocatore”, pubblicato nel 2005, si dipana sul filo della scesa agli inferi di un uomo in preda alla smania di facile ricchezza, la cui fonte spera sia una favolosa vincita. Nel mezzo, il successo a Radio Dee Jay, l’incontro fortunato con Rosario, le minacce e i pestaggi degli strozzini. Il regista Francesco Patierno, alla sua seconda opera cinematografica,  
 
(dopo “Pater Familias”, 2002), si accosta ad un tema di drammatica attualità, il gioco compulsivo, scegliendo, per sua stessa ammissione, la strada della commedia, rinunciando tuttavia alla macchietta all’italiana da una parte e alla mera imitazione dei protagonisti stranoti dall’altra. E ci riesce. Ne emerge un film lieve, senza moralismi, contenuto, al riparo da sbrodolamenti e didascalismi, dove a risaltare  
con straordinaria forza è il cast: Elio Germano, nei panni di Baldini, si riconferma un attore saldo e consapevole, abile a mantenersi in bilico fra la leggerezza e la glaciale distanza di chi ha perso ogni senso della morale. A far da contorno le magnifiche interpretazioni di Giammarco Tognazzi (Danny), Dario Vergassola (direttore d Radio Dee Jay), Carlo Monni (padre di Marco). Più di così non avrebbe potuto, e se ne comprende la motivazione per il soggetto del confronto, Corrado Fortuna nella parte di Fiorello. Entro i confini delle loro possibilità, le performance di Martina Stella (Cristina) e Laura Chiatti (Cristiana). Da scontornare, invece, il quasi cameo, indimenticabile dello Zio Lino, lo strozzino interpretato da Umberto Orsini. Il ritmo fluido della pellicola accompagna lo spettatore nelle atmosfere distanti fra loro, ma parallele, della radio e delle agenzie ippiche, disegnando, senza retorica, l’altalena emotiva schizzata di Baldini. Nel far questo, Patierno imbastisce una regia senza schierarsi, ma anche senza colpire al cuore fino in fondo. Cammina in superficie, tenendosi forse troppo a distanza. Ma il risultato, tuttavia, merita una partecipata visione.

(recensione di Paola Simonetti )


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