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Locandina "Il Grinta" |
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Joel ed Ethan Coen, cineasti autoriali, sono registi e sceneggiatori di un cinema che si contraddistingue per stile raffinato, ricco di primi piani, d’inquadrature lunghe, che inducono lo spettatore più ad una riflessività sulle storie che al racconto delle storie stesse. I due fratelli ritornano sul grande schermo con “Il Grinta”, remake dell’omonimo film di Henry Hathaway del ’69 con Jonh Wayne, ma molto più vicino al racconto originale di Charles Portis. America, anno 1870, frontiera con il New Mexico, una ragazzina di appena 14 anni, Mattie Ross (Hailee Steinfeld), è tanto tenace e determinata da decidere di dare la caccia ad un certo Tom Chaney (Josh Brolin), che ha ucciso a sangue freddo suo padre, e così vendicarne la morte. La ragazzina dimostra subito di avere le idee molto chiare e concrete. Per dare |
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la caccia all’assassino di suo padre, ingaggia un ufficiale dell’esercito federale
USA, Rooster Cogburn (eccellente Jeff Bridges), alcolizzato ma con fama di abile e svelto pistolero. Sulle tracce del Chaney assassino c'è anche un agente governativo texano, La Boeuf (Matt Damon), cacciatore di taglie. I tre finiscono per accomunarsi nella non facile ricerca del bandito. I fratelli Coen riprendono il genere western, con i |
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temi centrali del conflitto tra legge ed arbitrio, del confronto tra innocenza e corruzione, tra le regole della convivenza civile e l'universo dei “senza legge” o “fuori legge”, esplorano un mondo selvaggio e primitivo dove i confini tra senso civile e assenza di regole si confondono. Nello svolgersi del punto di vista narrativo, in cui i vendicatori dello spazio western, spazio appunto di frontiera, sono spesso preda di una giustizia sommaria fatta con il fucile o con il cappio, si delinea una compiutezza nella caratterizzazione dei personaggi, nella trama dell'azione non prevedibile, mentre si resta affascinati dai lunghi discorsi degli stessi personaggi che non fanno altro che discutere e pensare su ciò che il destino potrebbe loro riservare. I Coen anche con “Il Grinta” non si smentiscono: con un western propongono un cinema che oltre a raccontare, riflette sui suoi stessi strumenti di narrazione e rappresentazione. Ogni cosa è protagonista degli eventi e di ogni accadimento: le persone coinvolte, i luoghi, la prateria, le montagne, il paesaggio innevato, i fiumi, le armi e le azioni imprevedibili. Inoltre c'è la grande filosofia del West sui diritti della persona, sull'interpretazione delle norme di legge e sulla
sopravvivenza. La frase della giovanissima Mattie Ross: “la distinzione sta tra un atto che è sbagliato in sé e un atto che è sbagliato secondo le nostre leggi e i nostri diritti”, la dice lunga sulla legge della sopravvivenza che governava il lontano West. La fotografia strepitosa di Roger Deakins e l'ottima piacevolissima recitazione di Jeff Bridges, affiancata dalla altrettanto brava new-entry Hailee Steinfeld, riescono a smorzare quell'alito un po' negativo sul mondo che pervade i film dei fratelli Coen. Intenso e coinvolgente, “Il Grinta” è da affiancarsi come realizzazione complessiva ai film più riusciti di questi due poliedrici ed eccentrici cineasti.
(recensione di Rosalinda Gaudiano )
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