che si sposta
nella steppa
a dorso di
cavallo tra
paesi desertici
e ghiacciati,
dopo aver
acquistato
una televisione
cambia i propri
itinerari
per poter
seguire i
cavi elettrici.
La tribù
Tuareg affronta
un lungo viaggio
nel cuore
del Sahara
pur di raggiungere
l'albero di
ferro che
gli permetterà
di collegare
la loro televisione.
Incontreranno
una nave del
deserto, uno
di quei camion
carichi di
persone e
valige usate
per lo spostamento
tra le città.
Un' immagine
efficace sulle
differenze
sociali e
culturali
tra i popoli.
Anche i viaggiatori
si uniranno
alla tribù
pur di vedere
la grande
finale sotto
il sole del
deserto. Ancor
più
impressionante
è assistere
all'Indio
che va a caccia
in Amazzonia
vantandosi
di indossare
la maglia
originale
di Ronaldo
"questa
è Nike,
mica una di
quelle imitazioni
che trovi
ovunque".
Le popolazioni
bianche dell'amazzonia
non temono
più
le popolazioni
locali: "da
quando gli
abbiamo dato
un televisore,
non sono più
pericolisi"
dirà
il guardiano
di una segheria.
Agghiacciante.
Il film girato
in tre lingue,
il dialetto
kazako della
Mongolia,
la lingua
Tamashek del
Niger e il
Tupi brasiliano,
è stato
purtroppo
doppiato,
malissimo,
per l'uscita
italiana,
perdendo gran
parte del
suo fascino.
Anche la realizzazione
tecnica è
spesso troppo
documentaristica.
Le bellissime
immagini e
una scelta
registica
a volte troppo
estetica collimano
con il tono
"politico-sociale"
dell'operazione.
Nonostante
questo Il
Grande Match
è un
film da non
perdere che
non punta
il dito verso
la globalizzazione,
ma ne mostra
uno degli
effetti. Allo
spettatore
occidentale
decidere cosa
pensarne,
e per una
volta, grazie
al calcio
e alla tv,
sarà
lui ad imparare
qualcosa in
più
su culture
diverse dalla
propria.
(recensione
di Sara
Sagrati
)