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il colore del
crimine recensione
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Negli USA non è
stato un grande successo:
peccato perché
è un film che
sotto l’aspetto
di thriller ambisce
a qualcosa di più,
specie nella prima
parte (ma forse è
proprio questo che
lo ha penalizzato).
La stampa americana
lo ha generalmente
stroncato (non è
piaciuta soprattutto
la regia). Tratto
dal romanzo "Freedomland"
di Richard Price,
e diretto dal regista
de “I perfetti
innamorati”,
potrebbe non accontentare
in pieno chi è
alla ricerca di uno
spettacolo di pura
e semplice tensione:
se però dal
cinema si pretende
non solo movimento
ma soprattutto un
discorso coraggioso
e anticonformista,
questo film non può
non piacere. “Il
colore del crimine”
(ma molto più
bello allusivo ironico
il titolo originale,
perché non
lasciarlo?) ha il
merito di fare, tra
le pieghe del racconto
d'azione, un discorso
netto e |
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senza
equivoci
sulla
violenza,
il razzismo,
il sopruso,
l’intolleranza,
il pregiudizio...
ancora
imperanti
nella
società
odierna.
Ciò
che
difetta
in quest’opera
è
forse
l’aspetto
formale:
nessuna
inventiva,
scarsa
originalità,
impianto
molto
classico
(e risaputo).
Un regista
di qualità
superiore
avrebbe
sicuramente
approfittato
altrimenti
del
materiale
che
aveva
nelle
mani
e avrebbe
realizzato
qualcosa
di notevole
spessore
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( e avrebbe
di diritto
collocato
questo lavoro
nel glorioso
elenco di
film nei quali
gli States
fanno autocritica).
Nel complesso
siamo di fronte
a un’operazione
dignitosa
che si fa
soprattutto
apprezzare
per il contenuto
ma che lascia
un po’
d’amaro
in bocca intuendo
che il tutto
sia un’occasione
parzialmente
sprecata.
Da notare
un certo contrasto
tra la prima
parte (con
momenti di
alto coinvolgimento
emotivo) e
una seconda
(con qualche
espediente
abbastanza
scoperto e
periodi di
stanca, in
cui la storia
sembra girare
a vuoto…
e in più
con qualche
sensazionalismo
narrativo
di troppo).
Ottima la
performance
di Julianne
Moore (mirabile
nel ritratto
di una donna
fragile ma
che l’esperienza
della maternità
ha notevolmente
cambiato)
e di Samuel
L. Jackson
(bravissimo
come poliziotto
stretto tra
due opposte
pressioni),
vere colonne
portanti dell’intero
lavoro.
(di Leo
Pellegrini
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recensione "Il
colore del crimine"! |
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