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IL CASO DELL'INFEDELE KLARA |
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recensione il caso dell'infedele klara
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Liberamente tratto da un romanzo del ceco Michal Viewegh, "Il caso dell'infedele Klara" č una sorta di trattato psicologico sul tema della gelosia. Un argomento piuttosto dibattuto nella storia del cinema (e non solo) divenuto il fulcro di un altro film italiano uscito recentemente, quel "Iago" di Volfango De Biasi, accomunato anche per altri aspetti al nuovo lavoro di Faenza. La vicenda si svolge quasi interamente (salvo un'escursione veneziana) a Praga, cittā in cui vive Luca (Claudio Santamaria), un musicista italiano talmente geloso della sua fidanzata Klara (Laura Chiatti) da rivolgersi ad un detective, Denis (Iain Glen), per ottenere eventuali prove di un tradimento con Pavel, tutor della ragazza. L'investigatore inizialmente cerca di proteggere il suo cliente eliminando alcuni indizi che reputa di |
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poco conto. Ma quando viene incaricato di
seguire Klara a Venezia la situazione diventa sempre più complicata. Faenza, dopo la parentesi de "I Vicerè", torna dunque ad un tema ricorrente nella sua filmografia, quello della passione amorosa. Ispirandosi a "El" di Luis Buñuel, infarcisce poi il suo prodotto con una serie di riferimenti sin troppo semplicistici ai vari Kafka e Balzac, perdendo completamente il filo
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del suo discorso e rimanendo intrappolato in una struttura fredda, di poco interesse e senza un briciolo di slancio emotivo. Il film infatti, pur partendo da uno spunto intrigante, non mantiene nessuna delle aspettative iniziali e si riduce a mero esercizio intellettualoide con diversi momenti involontariamente ridicoli. Non bastasse questo, "Il caso dell'infedele Klara" ha notevoli pecche anche da un punto di vista strettamente tecnico. La scelta di girare in inglese è infatti fortemente penalizzante, in quanto il successivo doppiaggio da parte della Chiatti e di Santamaria appare continuamente fuori sincrono e evidenzia notevoli magagne recitative (probabilmente da imputare a una non abitudine a questo tipo di lavoro). E anche le scene più spinte tradiscono un erotismo patinato e molto poco credibile. Insomma, Faenza continua nel suo momento non propriamente fecondo, sfornando probabilmente il suo film meno riuscito in assoluto. Un'opera dalle alte ambizioni filosofiche e psicologiche che si rivela un semplicistico collage di luoghi comuni sull'uomo e sulla donna. Da segnalare, in chiusura, la presenza nel cast di Kierston Wareing, che in molti ricorderanno nel ruolo della protagonista di "In questo mondo libero.." di Ken Loach.
(di Sergio Grega)
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