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I RAGAZZI STANNO BENE - RECENSIONE |
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Locandina "I ragazzi stanno bene" |
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i ragazzi stanno bene - recensione
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I ragazzi se la cavano sempre. Ma non solo i biondi e macrobiotici teenager americani che vivono di sport e di sogni. I ragazzi che "stanno bene" del bel film di Lisa Cholodenko sono anche, in un certo senso e alla fine di tutto, gli adulti: lo strano triangolo genitoriale formato dalla coppia gay Nic - Jules e dallo scanzonato donatore di geni Paul. Che, per capriccio dei figli Joni e Laser, si ritrovano seduti a tavola a imbastire maldestre simpatie e impensabili attrazioni, nel tentativo poco felice di emulare una perfetta famiglia anticonformista. Tra manie new age, echi sessantottini e cultura post-yuppie, le due mamme e l'improvvisato papà si scambiano teorie e pratiche di sana routine familiare. Finchè un imprevisto guizzo ormonale precipita le apparenze buoniste nel caos più totale. Forse è lì che gli adulti del film non se la passano |
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granchè bene. Perso il diritto a sbandierare i propri ruoli, annaspano per una buona mezz'ora in una vischiosa post-adolescenza che cancella tutti i loro orizzonti. Però (e qui sta l'intelligenza della sceneggiatura), la storia non si arena su questa momentanea secca sentimentale. Riparte da lì. Da una nuova, sofferta consapevolezza di ciò che si è di ciò che si vuole. Dalla (ri)scoperta della propria vera identità, che |
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per Paul è una maturità incipiente ma difettosa, per Jules la conferma dei propri gusti e del proprio amore e per Nic un armistizio doloroso con le proprie fragilità. Il finale suggella una pace diversa, una tregua ragionata con le incertezze dell'essere genitore. Ed è proprio il respiro di sollievo che segue la tempesta, quel sorriso scambiato tra le lacrime sopra i cocci del passato, il segno che i grandi, finalmente, possono stare bene. Divertente, ben ritmato e sostenuto da una recitazione magistrale, "I ragazzi stanno bene" è un'altra perla di quel sofismo comico made in USA che ricama sulle idiosincrasie quotidiane di un'America in transizione e che ha già sfornato piccoli capolavori come "Juno" e "Little Miss Sunshine". Alla verve del testo, il film di Lisa Cholodenko, co-sceneggiato da Stuart Blumberg, sposa un cast eccezionale: Julianne Moore nei panni della dolce Jules, Annette Bening nel ruolo spigoloso e complesso di Nic (che le ha già fruttato un Golden Globe e una candidatura all'Oscar come miglior attrice protagonista), Mark Ruffalo (candidato Oscar come miglior attore non protagonista) che presta ciuffo e barba incolta al fascinoso Paul e Mia "Alice in Wonderland" Wasikowska, l'etera Joni, colei che innesca l'azione e la conclude, la piccola che fa crescere i grandi. Glissando retorica e banalità politically correct, "I ragazzi stanno bene" racconta le difficoltà dei menage alternativi, le inquietudini di famiglie non protette da un status convenzionale. Che cercano l'amata-odiata normalità. Per poi scoprire che niente e nessuno, nella lotta impari con la vita e le sue svolte, può davvero dirsi normale.
(recensione di Elisa Lorenzini )
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