caricatura e la denuncia sociale attraverso l'uso di volti noti al pubblico (Bisio, Panariello, Abatantuono, Ferilli, Finocchiaro e Buccirosso gli attori principali) e la riproposizione di modelli tipici della commedia all'italiana. Il risultato, però, è scarso. Anzi, scarsissimo: non soltanto non si strappano risate, ma quel retrogusto amaro che rimane in bocca è dovuto più all'incredulità di trovarsi di fronte a un film senza senso,

piuttosto che a una rappresentazione efficace - e quindi amara - della nostra società. Più che ricercare la novità, c'è un tentativo fallito di riproporre le caratteristiche degli altri due film. I veri 'mostri' - quel 'monstrum' latino che è sinonimo di straordinario - erano Age e Scarpelli, che furono in grado di dipingere uno spaccato dell'Italia del boom economico cinico e disincantato, e insieme a loro gli interpreti (Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi su tutti) che seppero dare un volto riconoscibile e tristemente attuale a quei vizi, senza però risultare misere macchiette.