I MERCENARI
 
recensione i mercenari

recensione i mercenari

 
Di buone intenzioni, si sa, è lastricata la via per l'Inferno, ma magari a volte ti possono portare anche da un'altra parte. Sarà che per chi è cresciuto con Rocky, Terminator e John McClane vedere Stallone, Bruce Willis e Schwarzenegger tutti dentro la stessa inquadratura fa un certo effetto (a proposito: all'entrata in scena di Schwarzy - entrata magistrale - è partito l'applauso in sala!). Anche rivedere Stallone e Dolph Lundgren - al quale non si sa perché ma vogliamo bene (temevamo solo che ad un certo punto potesse ridire "ti spiezzo in due") - insieme nella stessa inquadratura fa un certo effetto. Ci poteva stare anche Apollo Creed o Kurt Russell, o Walker Texas Ranger almeno in un cammeo (Van Damme ci doveva essere ma voci di corridoio affermano che ha rifiutato perché avrebbe dovuto perdere un  
 
incontro con Jet Li e allora stattene dove sei!), ma tant'è. Il peggiore è proprio Stallone: con quella faccia masticata, il corpo nerboruto, i capelli tinti e quell'espressione di chi pare abbia mangiato pesante non lo si può guardare, ok!, ma "l'operazione nostalgia" che aveva fallito con Rocky Balboa e John Rambo stavolta gli riesce in pieno. Ma anche senza operazione nostalgia I Mercenari , per dirla nella maniera più semplice,   recensione i mercenari
è un film che c'è. Anzi a voler esser onesti l'operazione nostalgia risulta abbastanza accessoria. Basta vederlo, Stallone, per capire che non possiede né l' ironia, né l'autocritica, né l'umiltà necessaria per poter intraprendere una vera riflessione sul ruolo del Tempo e della Storia. Motivo per cui, eccetto un paio di battute con Statham (il migliore della combriccola), spara, salta e fa a cazzotti come se avesse 40 anni di meno (non si tingerebbe i capelli altrimenti). Ha fatto lo stesso in Rocky Balboa: lì la riflessione sul tempo l'aveva avviata poi però ha finito col fare a pugni sul ring ricoprendosi di ridicolo come se niente fosse. Diciamo che la nostalgia è più nostra che loro, è più esterna che interna, è più nominale che fattiva. Semmai fosse nostalgico, Stallone, è nostalgico per i film che faceva e che adesso non fa più (ma che rifarebbe se gliene dessero la possibilità), non certo per la tragica consapevolezza dell' ineluttabilità del tempo che passa. Detto questo, archiviato il discorso nostalgia, I Mercenari riesce proprio là dove nutrivamo maggiori perplessità ovvero nella capacità di Stallone nelle vesti di regista e sceneggiatore. Invece riesce a confezionare un film che è sì un omaggio agli action anni '80, come è stato scritto fino alla nausea, ma è prima di tutto un film, a tratti avvincente (la sequenza dell'aereo su tutte) , con ottime scene d'azione, una buona scansione dei tempi, e cosa ancor più sorprendente con dialoghi plausibili. Valga per tutti la confessione notturna di Mickey Rourke (che è l'opposto di Stallone, credibile e seducente anche se conciato in condizioni improbabili), una piccola scena, non più di un monologo, ma molto significativa nella forma e nella sostanza. Ovviamente la sceneggiatura è quella che è ma anche lì, nella superficialità che per forza di cose caratterizza il genere (della serie: gli uccidono la fidanzata, lui si vendica e ammazza tutti) va dato atto a Stallone di aver quantomeno provato a costruire un intreccio con uno sviluppo, dei caratteri e qualche vago contenuto etico. Per farla breve: se di Mercenari deve trattarsi, nostalgici oppure no, allora tra l'A-team e The Losers molto meglio questi di Stallone che da tempo cercava un riscatto e stavolta sembra averlo trovato. Il pubblico almeno in America, gli sta dando ragione e anche noi in fondo facciamo il tifo per lui. Se dovessero arrivare i sequel però non ammettiamo scusanti: vogliamo Steven Seagal!

(di Mirko Nottoli )


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