I GUARDIANI DEL DESTINO - RECENSIONE
 
locandina i guardiani del destino
Locandina "i guardiani del destino"

i guardiani del destino - recensione

 
Il libero arbitrio dell’uomo si è sempre scontrato con la sua impossibilità di controllare totalmente il corso degli eventi: siano essi determinati dal caso, dalle coincidenze, da un piano superiore che gli preesiste. Alcuni non si pongono tante domande, accettano quello che il destino riserva per loro. Altri no. David Norris è uno di questi, determinato come pochi ad affermare il controllo, quasi la proprietà sulle sue azioni, anche quelle che gli capitano per caso. Giovane politico, davanti a sé ha una promettente carriera: è in corsa per il senato, ma un’orchestrata campagna mediatica lo distrugge. Ancora per caso, mentre prepara il proprio discorso da perdente, incontra una donna di cui, non ce ne vogliate, inevitabilmente, s'innamora su due piedi. Quasi altrettanto inevitabilmente, lei scappa lasciandogli solo un bacio sulle labbra. In  
 
questi casi non sono richieste spiegazioni, e David non può averne nemmeno per tutto quello che gli succede dopo. Un manipolo di uomini in giacca e cravatta sembra spiarlo, tenta in ogni modo di avvicinarsi a lui e portargli via quella donna: l'unica cosa che sembrava tenerlo a galla, dopo una delusione che gli ha sbattuto in faccia tutto il suo passato. Nessuno, però, può imporre a David come condurre la sua vita,   recensione i guardiani del destino

e i guardiani del destino lo sperimentano sulla propria pelle. Non possono imporgli quale sia il suo bene, perché non lo sanno. O meglio, sanno che cosa dovrebbe succedere, ma non sanno cosa lui voglia che succeda. Quale delle due cose è più importante? Cosa garantisce loro che le due eventualità non possano coesistere, in un futuro auspicabile e totalmente autodeterminato? È coinvolgente, parte in quarta e lascia presagire qualcosa di molto più grosso di quello che poi svela, ma I guardiani del destino non è così male. Se l'inizio assomiglia molto a una spy story politica, la molta carne messa al fuoco nella prima parte si perde strada facendo e la politica si perde del tutto, senza una spiegazione soddisfacente: perché, allora, darle tutto quello spazio nell'incipit? Un'altra nota di demerito: troppo spesso sono i dialoghi-spiegoni a portare avanti la storia, che invece sarebbe comprensibile e più avvincente senza quelle pause di ricognizione. Il bello di un film, dopotutto, è anche capire da soli quello che succede.


(recensione di Paolo Ottomano )


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