I FANTASTICI VIAGGI DI GULLIVER - RECENSIONE
 
locandina i fantastici viaggi di gulliver
Locandina "I fantastici viaggi di Gulliver"

recensione

 
Sulla carta una rivisitazione dell’opera più famosa di Jonathan Swift è un’ottima idea. Lo è soprattutto in un’epoca in cui non ci sono più frontiere, né luoghi da scoprire e tutto il mondo sembra ugualmente raggiungibile ed esplorato. Sempre sulla carta, una chiave di lettura comica che si basa sul faccione di Jack Black (School of Rock, Super Nacho) rende il soggetto veramente esplosivo. Dopo il trailer cinematografico, poi, che puntava tutto sulla messe di riferimenti ad altri film e ad altre storie, credo che chiunque sarebbe stato bendisposto all’idea di passare un’ora e mezza scarsa a vedere I fantastici viaggi di Gulliver in 3D. Eppure il film di Rob Letterman non brilla particolarmente per originalità, anzi risulta scontato nell’impianto e anche nelle battute: tolta l’idea che cattura l’attenzione nel trailer e che rimanda volutamente a Be Kind Rewind-Gli ac-  
 
chiappa film in cui lo stesso Black e Mos Def erano diretti da Michel Gondry, c’è veramente poco altro. Sin da subito capiamo quale sia lo schema entro il quale gli sceneggiatori Joe Stillman e Nicholas Stoller (famosi rispettivamente per Shrek e Yes Man) hanno fatto rientrare il personaggio Gulliver/Black: un nerd thirty-something con un lavoro di bassissimo profilo, una grande passione per il   recensione i fantastici viaggi di gulliver
cinema e per Star Wars in particolare e una profonda incapacità ad emergere nel lavoro come nella vita privata (che deriva, non ci vuole uno psicologo per dirlo, da una paura del fallimento mascherata da menefreghismo). A pensarci bene, nei tratti principali è solo una riedizione dello stesso personaggio che Jack Black interpreta in ogni film. Ovviamente il nostro antieroe è segretamente innamorato di una giornalista in gamba, bella e (sorpresa) anche sensibile; come avveniva nei tornei e nelle canzoni epiche medievali, è per la bella che si lancia nell'avventura. Tutta la comicità deriva dalla contraddizione tra l'idea che Gulliver ha di se stesso (un povero fallito che porta la posta in una redazione), l'immagine che vuole trasmettere di sé (un eroe senza macchia e senza paura che ha compiuto azioni gloriose) e l'immagine che gli altri si formano di lui prima nel mondo reale, poi in quello piccolo dei lillipuziani e infine nel mondo dei giganti. La recente storia del cinema viene ampiamente saccheggiata da Gulliver che si ispira ai grandi cult degli ultimi (non a caso) trent'anni per reinventare la propria identità. Naturalmente, perché il percorso sia completo e il nostro Gulliver possa tornare a Manhattan con qualche consapevolezza in più, l'eroe sarà messo alla prova due volte e solo dopo aver trovato dentro di sé il tesoro della propria autostima riuscirà a essere veramente ciò che desidera e a dimostrare il proprio coraggio e valore. Dulcis in fundo, il nostro navigatore di terre inesplorate troverà la ricompensa che potete immaginare.

(recensione di Maria Silvia Sanna)


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