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recensione houdini l'ultimo mago
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Vecchio di un paio d'anni esce oggi nella sale italiane "Houdini l'ultimo mago", film sul più celebre illusionista al mondo, rimasto incastrato a suo tempo nelle strategie delle major tra l'uscita di "The prestige" e quella di "The illusionist". Da qui la scelta di parcheggiarlo per un po' in cantina e mai scelta fu più azzeccata se non fosse che poi qualcuno se n'è ricordato e ha deciso di ritirarlo fuori. La pellicola, diretta dall'australiana Gillian Armstrong, racconta le gesta di una sensitiva stracciona, una via di mezzo tra Wanna Marchi e il mago Otelma, che insieme alla figlia vive d'espedienti in quel di Edimburgo, in una stravagante catapecchia vicino al cimitero (sic.). Giunto in città Houdini, l'ultimo mago, come è stato ribattezzato, le due decidono di truffare anch'egli, rivelandogli le ultime parole che la madre gli avrebbe detto sul letto di morte. Lui |
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è nel
pieno della sua personale crociata contro i cosiddetti "spiritualisti" e loro vogliono dimostragli che si sbaglia (ma solo a fronte di una bella borsa di quattrini). Colte in flagrante, prima una, la figlia, e poi l'altra, la madre, con le mani nel sacco, a ravanare di nascosto tra i suoi oggetti privati in cerca di qualche segreto rivelatore, Houdini l'ultimo mago invece di prendere la donna e cacciarla a calci nel sedere, in tutta
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risposta se ne innamora follemente. Evidentemente mago non è sinonimo di genio. Lei inoltre è irritante oltremisura (è Catherine Zeta-Jones del resto), spocchiosa e arrogante nell'avanzare pretese con ingiustificata sicumera. La figlia (Saoirse Ronan, già vista in "Espiazione" ed "Ember") non le è da meno. La teleologia del racconto è un qualcosa insomma di predefinito, esso se ne va diritto con il pilota automatico, inseguendo traiettorie imperscrutabili che ignorano qualsiasi consequenzialità logica. La Armstrong da parte sua gira con enfasi da soap opera sudamericana, infila una sequela di ralenty uno più stucchevole dell'altro, una sequela di monotoni primi piani dei due che si baciano come se fossero gli unici che si siano mai baciati sulla faccia della terra, mettendo in bocca dell'uno e dell'altra frasi all'acqua di rose deliranti e irrefutabili. Non si fa mancare nemmeno un accenno di componente sovrannaturale che in sudamerica come si sa è imprescindibile. Nel frattempo di Houdini l'ultimo mago non vediamo una magia che sia una. Vediamo che sapeva trattenere il fiato meglio di Enzo Maiorca, che era ossessionato dalla morte della madre in termini francamente ottusi, che passava ore in palestra, che si faceva prendere a pugni da energumeni a 4 ante per fini dimostrativi, per poi rimetterci le penne con l'appendice spappolata. Ma di magie nemmeno una. Abbiamo amato il giusto "The prestige" e per niente "The illusionist" ma confrontati a questo sono entrambi due capolavori. L'unico motivo per vedere "Houdini l'ultimo mago" è constatare nella sequenza d'apertura come Guy Pearce a testa in giù e poi capovolto assomigli incredibilmente a Mark Wahlberg (con la testa su e non capovolto.).
(di Mirko Nottoli)
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