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"Hotel Bau", film per famiglia basato sull'omonimo romanzo di Lois Duncan, č una favola urbana con risvolti ironici e avventurosi. Una storia originale, divertente, in grado di appassionare per la riuscita caratterizzazione dei personaggi e per l'abilitā registica nel narrare attraverso le immagini. L'operazione di partenza non era assolutamente agevole: dirigere giovanissimi attori e soprattutto decine di bizzarri e esagitati cani di ogni razza e dimensione, raccontando avvenimenti concitati all'insegna del ritmo. E Freudenthal vi riesce senza trascurare alcun dettaglio visivo, dimostrando sensibiltā non comuni anche nelle scelte prospettiche delle inquadrature. In particolare le velocissime soggettive del piccolo Friday, con visioni privilegiate dal basso, facilitano la quasi immediata immedesimazione con i veri protagonisti |
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della storia, i piccoli randagi che popolano le vie della cittā. Molti di loro sono stati di fatto salvati dalla strada prima delle riprese del film e grazie al contributo dell'addestratore Mark Forbes hanno espresso la loro buffa e quasi sconcertante personalità. Il timido innamorato, il perenne affamato, la simpatica giocherellona, solo per citarne qualcuno, ognuno con la sua storia disagiata da raccontare, ognuno in attesa di un |
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po' di affetto e comprensione. Quella comprensione che la sensibile e dolce Andy e il piccolo e geniale Bruce cercano in una nuova famiglia, forse invano. L'unica certezza l'amore per il cucciolo Friday, il solo che sembra in grado di comprenderli. Grazie proprio a Friday i due fratelli si aprono al mondo e alle relazioni, si impegnano nell'accogliere i randagi del quartiere, adoperandosi in fondo proprio per costruire una nuova casa. A differenza delle tante commedie per tutte le età troppo buoniste e animate quasi esclusivamente dai soliti fini commerciali, "Hotel Bau" invia un messaggio, forte e anticonvenzionale: essere una famiglia significa stare insieme a chi si ama. Il merito del film non è quindi solo quello di trattare un tema spesso trascurato, per la soddisfazione di animalisti e non, ma anche quello di invocare un ritorno all'istinto e alle emozioni, tralasciando i condizionamenti e i formalismi che una società malata spesso ci impone.
(di Lucio De Candia)
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