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recensione have
dreams will travel
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Brad Isaacs, autore
e produttore di numerosi
show televisivi, esordisce
come regista e sceneggiatore
con un film sull’adolescenza.
“Have dreams,
will travel”,
inserito nel programma
delle proiezioni per
la “Sezione
Alice nella Città”
Concorso, alla Festa
del Cinema di Roma
2007. La storia, nella
sua semplicità,
ruota intorno ad una
problematica complessa
che include non solo
il mondo degli adolescenti,
ma anche quello degli
adulti. Ben (Cayden
Boyd) è un
adolescente che vive
nel mid-west degli
Stati Uniti. Soffre
non poco il rapporto
freddo che ha con
i suoi genitori, troppo
occupati dai loro
interessi, tanto che
sembra che non si
accorgano di avere
un figlio. Ben si
costruisce un suo
universo, rifugiandosi
nel magico mondo della
Major League. Ma una
sera avviene un terribile
incidente proprio
di fronte al locale
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gestito
dai
suoi
genitori.
Perdono
la vita
due
persone,
marito
e moglie,
ma si
salva
la loro
figlia
Cassie
(Anna
Sophia
Robb),
che
viene
ospitata
in casa
di Ben.
I due
adolescenti
sono
presto
attratti
reciprocamente,
maggiormente
dal
bisogno
di esternare
vicendevolmente
i conflitti
adolescenziali
che
li affliggono.
Alla
fine
Ben
e Cassie
decidono
di fuggire
e di
affrontare
un viaggio
alla
ventura,
ma con
una
meta
precisa:
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raggiungere
la città
di Baltimora.
Con una scrittura
filmica semplice
e lineare,
intercalata
da flashback
in bianco
e nero, attraverso
metafore pungenti
che includono
il mondo degli
adolescenti
ma anche quello
degli adulti,
Brad Isaacs
mette a fuoco
lo sguardo
indagatore
e sensibile
che i “piccoli
attori”
della vita
hanno soprattutto
verso le attenzioni
dei propri
genitori.
Questo sguardo
malinconico
adolescenziale,
sempre e comunque
esige delle
risposte che
solo i “grandi”
possono e
dovrebbero
dare. I sogni,
rifugio degli
adolescenti,
non bastano
a rasserenare
ferite dell’anima,
inferte dall’indifferenza
e spesso anche
dalla violenza
degli adulti,
educatori
nella costruzione
di un futuro
di vita. Il
viaggio che
Ben e Cassie
decidono di
compiere insieme,
non è
altro che
un salutare
momento di
condivisione
di esperienze
nuove che
li porteranno
ad una crescita
interiore,
ma soprattutto
a capire e
così
far uscire
allo scoperto
i “fantasmi”
che tormentano
le loro esistenze
provate. Brad
Isaacs usa
la mdp in
parallelo
ai dialoghi,
mozzando le
inquadrature,
eliminando
testa e piedi
degli adulti,
sottolineando
incisivamente
il modo di
“guardare”
degli adolescenti
quando non
riescono a
vedere l’adulto
come un punto
di riferimento,
una certezza.
Ed è
proprio sul
bisogno di
quelle certezze
che sostengono
i progetti
di vita, che
punta il messaggio
pedagogico
di questo
esordiente
regista. Riuscito
e convincente,
ben inserito
in un’atmosfera
soft di anni
’60,
supportata
da una colonna
sonora ad
hoc, “Have
dreams, will
travel”,
porge tutto
sommato un
messaggio
drammatico,
senza mai
scivolare
in scene esse
stesse drammatiche,
colorite,
anzi, a tratti
da un humour
che non dispiace,
che sostiene
efficacemente
la narrazione
e la recitazione
dei bravi
attori.
(recensione
di Rosalinda
Gaudiano
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dreams will
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