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Sulla scia della tenera curiosità che ispirano questi animali, riecco i pinguini. Dopo il documentario sulla marcia degli imperatori e i quattro dell’apocalisse di “Madagascar”, li ripeschiamo (oops) di nuovo a tre dimensioni grafiche, conditi da una trama che mischia indistruttibile denuncia ecologica, canzoni e coreografie danzerecce. Il neonato Mambo ha l’ugola scordata ma sa ballare (spiegato il titolo “Happy Feet”): sacrilegio. La comunità continua da millenni e perpetrarsi grazie al canto interiore e una siffatta novità potrebbe distruggere l’equilibrio, tenuto conto della sopraggiunta difficoltà a reperire cibo. Il pinguino
anomalo cresce ma il problema non si risolve. Anzi, ha balzane idee di cambiamento. Di qui la scomunica da parte del vecchio saggio conservatore, di qui il viaggio alla ricerca di se stesso e l’incontro propizio con |
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Ramon, pinguino ispanico e multirisorse (una gag per tutte: guardatelo cosa combina quando si deve buttare da un’altura) dotato di sagace banda al seguito e di gustoso guru ciarlatano. “Happy Feet” è un po’ “Moulin Rouge” nel tono drammatico da opera, un po’ “Footloose” (quello originale con Kevin Bacon s’intende) nella limpida morale progressista contro l’establishment reazionario, un po’ folle e sconclusionato ma con |
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estrema consapevolezza (dirige George Miller autore di “Mad Max” e non nuovo a bizzarri mix di temi) decolla con un prefinale amarissimo e lucido, prima di adagiarsi e scivolare sul vetro trasparente della speranza per famiglie. Ma come possiamo deludere i nostri piccoli così, senza ritegno? Restano sempreverdi refrain (“Kiss” di Prince , “My Way” di Sinatra, solo per citarne alcuni), rocambolesche e spericolate scene d’azione adrenaliniche, un turbine di emozioni divertenti e la sensazione che ci fosse molto di più da raccontare.
(recensione
di Daniela Losini )
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