HANNA - RECENSIONE
 
locandina Hanna
Locandina "Hanna"

Hanna - recensione

 
Conosciuto al grande pubblico per i due apprezzati lavori con Keira Knightley, “Orgoglio e pregiudizio” e “Espiazione”, con la nuova pellicola “Hanna” il regista londinese Joe Wright cambia decisamente genere, cimentandosi con l’action movie. La rivoluzione conserva tuttavia diversi elementi di continuità. A cominciare dalla presenza della giovane attrice Saoirse Ronan, la sorellina impicciona di “Espiazione”, che qui veste i panni di una ragazza di 16 anni, Hanna, che vive, con il padre vedovo Erik (Eric Bana), in una baita sperduta nei territori più selvaggi della Finlandia. Il piccolo nucleo famigliare vive in isolamento e il papà sottopone la giovane figlia a durissimi allenamenti fisici: la addestra nel combattimento corpo a corpo, nella caccia con l’arco, nell’uso delle armi da fuoco. Niente musica, niente amici, niente scuola, sostituita da un'enciclo-  
 
pedia, poliglottismo coatto e un libro di fiabe. Ma i “figli crescono” e Hanna decide di partire, per riunirsi in seguito con il padre a Berlino. È proprio qui che comincia la caccia spietata di Marissa Wiegler (un'algida e convincente Kate Blanchett) che cerca di eliminare Eric e Hanna. Il primo, si scopre infatti, è un ex agente della Cia che, coinvolto in un progetto segreto di eugenetica, è fuggito nascondendosi in   recensione Hanna
Finlandia: Eric sa troppe cose per essere lasciato vivo. La fuga di Hanna si interrompe subito: l'adolescente infatti è catturata e tenuta prigioniera in Marocco. Ma grazie alla sua preparazione militare riesce a scappare e con l'aiuto di una famiglia in vacanza raggiunge prima la Spagna e poi la Germania, dove la attende una difficile (e prevedibile) verità sulla sua nascita. Nella descrizione di questo viaggio di “apprendistato” di Hanna - sottolineato dall'arrivo a Berlino nella casa dei favolisti tedeschi, i Fratelli Grimm - Wright capitalizza la sua conoscenza della letteratura e la sua capacità di analisi interiore, già esibita con eccellenti risultati nelle precedenti pellicole. Hanna scopre la musica, l'amicizia, conosce una vera famiglia e si accosta goffamente alle prime esperienze erotiche. La regia segue in parallelo le movimentate fughe di Eric e Hanna cercando di comporre azione, fughe e scene combat con l'analisi introspettiva, luci di candela e morbidi primi piani. Ma Wright si sforza di amalgamare fluidi di densità troppo diversa, che dopo una breve illusione di fusione, si separano. L'alchimia insomma non riesce e la pellicola, ben curata nella prima mezz'ora e ricca di felici intuizioni fotografiche, comincia ad ingripparsi. Il montaggio, troppo indulgente con scene eccessivamente prolisse, e la regia, man mano più insicura, non possono poggiare sulla solidità narrativa offerta dalla Jane Austen di “Orgoglio e pregiudizio” e dal Ian McEwan di “Espiazione”. La sensazione è che il tentativo, pur coraggioso, di coniugare adrenalina e sparatorie con toni da “Bildungsroman” fallisca, consegnando un film aritmico, distonico e difficilmente digeribile. Resta inappuntabile solo la colonna sonora dei Chemical Brothers: potente, incalzante e perfettamente opportuna soprattutto nelle scene più dinamiche.

(recensione di Daniele Piccini)


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