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Come strillano le locandine pubblicitarie del film, il regista degli ultimi due capitoli della saga di Bourne, Paul Greengrass, e l'attore Matt Damon tornano a giocare nella stessa squadra. Solo che Green Zone è un altro genere di gioco: questo action/thriller colmo di cospirazioni è ambientato in un Iraq che è ancora un campo minato, subito dopo la caduta del governo di Saddam. La vicinanza temporale degli eventi insieme al taglio scelto, ne fanno un film impegnato, per quanto Greengrass si affretti a chiarire: "Questo non è un film sulla guerra in Iraq, è un thriller ambientato in Iraq, tutto un altro affare. Nella mia esperienza i thriller più efficaci sono quelli che si svolgono in condizioni estreme, quando le contese morali divengono estreme". Riconosciamo subito nel protagonista del film, il maresciallo Roy Miller (interpretatato da |
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Damon), l'eroe scomodo, del tipo che difficilmente si fa mettere a tacere, anche quando parlare può essere oltremodo pericoloso. Lui e la sua squadra hanno la missione di scovare le armi di distruzione di massa (ADM) irachene nei siti segnalati dall'intelligence. Rischiano la vita, cercano, scavano, ma non trovano nessuna "arma letale". Perché? Forse la risposta più semplice è anche quella più probabi- |
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le non ci sono mai state armi di distruzione di massa... Roy Miller non si ferma davanti a nulla pur di scoprire la verità, mentre allo spettatore viene il dubbio che la fiction non sia poi così lontana dalla realtà. D'altra parte un'importante fonte di ispirazione per il film è stata un'inchiesta giornalistica scritta dal caporedattore del Washington Post a Bagdad Rajiv Chandrasekaran, poi diventata un best seller. "Paul e Brian" spiega il produttore Lloyd Levin, riferendosi al regista e allo sceneggiatore, Brian Helgeland , "volevano assimilare il mondo della Green Zone e la ricerca di armi di didtruzione di massa all'interno di un thriller, sapevamo che ciò di cui avevamo bisogno erano delle fonti originali". Ad aumentare la credibilità del racconto contribuisce lo stile realistico di Greengrass, che a tratti ricorda quello dei reportage televisivi - del resto il regista ha iniziato la sua carriera come documentarista per ITV. Nella produzione del film sono stati coinvolti dei veri reduci dalla guerra in Iraq: "? stato fantastico avere dei soldati veri" ha affermato entusiasta il regista. "Ha creato una solida base di credibilità e ha fornito agli attori principali - Matt, Brendan, Amy, Khalid e Jason - la sensazione di trovarsi in una situazione proprio reale". Se il realismo e la scelta di un tema ancora caldo sono i fiori all'occhiello di Green Zone, il ritmo è una sfilza ininterrotta di sequenze adrenaliniche, per cui l'intero film risulta paradossalmente appiattito, soffrendo dell'assenza di scene distensive.
(di Maria Silvia Sanna)
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