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GLI AMICI DEL BAR MARGHERITA |
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Dopo le atmosfere drammatiche de "Il papā di Giovanna", Avati torna alla commedia con un film corale che racconta nuovamente la Bologna del passato. Fulcro della vicenda č il bar del titolo, luogo di incontro per una serie di personaggi caratteristici, presi a modello da un giovane diciottenne, Taddeo (Pierpaolo Zizzi), ideale alter ego del regista bolognese. Il ragazzo, grazie ad uno stratagemma, diventa infatti il testimone delle vicende di Al (Diego Abatantuono), il vero leader del gruppo, di Gian (Fabio De Luigi), antennista che sogna Sanremo, di Manuelo (Luigi Lo Cascio),"linfomane" e ladruncolo di quart'ordine, di Zanchi (Claudio Botosso), inventore delle cravatte con l'elastico, di Sarti (Gianni Ippoliti), sarto truffatore e campione di ballo e infine di Bep (Neri Marcorč), personaggio sui generis innamoratosi |
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dell'entraineuse Marcella (Laura Chiatti). Attraverso il dispiegarsi degli avvenimenti, Avati rende omaggio ad un'epoca cruciale della storia italiana, il secondo dopoguerra, reso con punte di cinismo e crudeltà e con una certa misoginia di fondo. Nonostante sia prevalente la componente umoristica, i vari scherzi perpetrati dai frequentatori del bar e soprattutto la scena della festa di Taddeo nascondono infatti |
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l'insensibilità mutevole della natura umana. Se il film riesce in quanto a operazione nostalgia di un'epoca passata (e di un ambiente, quello del bar) , manca però di una storia centrale in grado di amalgamare le pur divertenti sottotrame secondarie. Sembra infatti che le singole vicende siano semplici escamotage per ritrarre i vizi e le virtù degli anni '50 e la soluzione finale appare superficiale e poco fondante. Ovviamente questo fattore negativo viene in parte mitigato dalla resa del cast, composto per l'occasione da vecchie conoscenze del regista (Abatantuono, Marcorè, Ricciarelli e soprattutto Gianni Cavina, interprete del personaggio più riuscito del film) e attori di sicuro valore alla loro prima collaborazione (De Luigi, Lo Cascio e Chiatti). Insomma, "Gli amici del Bar Margherita" rappresenta al meglio il cinema Avatiano, con i suoi pregi e i suoi difetti. Pur essendo infatti divertente e godibile, oltre che basato sul disimpegno e senza assurde pretese autoriali, il film soffre al contempo per la mancanza di un nucleo centrale che impedisca lo sfilacciarsi del racconto in una serie di minitrame individuali che non trovano un assolvimento in chiusura. Un'opera non imprescindibile ma senz'altro piacevole. Musiche di Lucio Dalla.
(di Sergio Grega)
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