GIROTONDO, GIRO ATTORNO AL MONDO
 

recensione

 
Solo credere nelle favole può trasformare l’inferno in poesia e se si è in un girone fatto di droga, prostituzione e totale emarginazione, solo una favola d’amore può aiutare a ritornare tra i vivi. Sembra questo il messaggio che si può leggere nelle immagini di “Girotondo, giro attorno al mondo”, misconosciuto film scritto e diretto da Davide Manuli nel 1999. Angelo (Luciano Curreli), un orfano cresciuto da una nomade, caduto nell’inferno della droga, cerca di uscirne dopo che il suo migliore amico è stato stroncato da un’overdose. L’incontro con Angela (Sarah Boberg), una prostituta gioiosamente disperata (“batto perché non conosco la ragione della mia esistenza”- ammette a un dato momento), un po’ svitata, lascia intravedere la luce che indica l’uscita dal tunnel. Ma il racconto della trama è  
 
fuorviante ai fini della valutazione di un film che ha la sua forza nella capacità visionaria del regista che ha girato il film con poche decine di milioni (delle vecchie lire!) tra le periferie di Parigi, Milano e Roma. Brillante esempio di come l’esiguità dei mezzi a disposizione per la realizzazione di una pellicola può mettere in luce la capacità creativa del regista e degli attori a cui è stata data ampia libertà di improvvisare.“Girotondo” è un piccolo gioiello girato in bianco e nero, che sbatte lo spettatore all’interno del degrado umano senza indulgere in momenti di ruffiano compiacimento eppure trovando toni lirici che ricordano il cinema di Pasolini. Premio Solinas per la sceneggiatura, prodotto e distribuito da Gianluca Arcopinto, amato
da critici e da registi (quei pochi che lo hanno potuto vedere), brevemente apparso nei cinema d’essai, poi scomparso, ora è distribuito in DVD da Millennium Storm in allegato alla rivista “Filmaker’s”. Negli extra si può apprezzare un corto dello stesso Manuli dal titolo “Bombay road prison” del 1998, dedicato all’amico Gianluca, condannato in India a undici anni di prigione. All’interno dell’abitacolo di un’automobile la compagna di Gianluca guarda il mondo esterno che le appare in negativo mentre ricorda le parole disperate di lui che parla al telefono dalla prigione. Un tocco da maestro.


(di Claudio Montatori )


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