GIOVANI AQUILE
 

recensione giovani aquile

 
C'era una volta la guerra. Quella dove fanterie di uomini si scontravano una di fronte all'altra in sanguinosi corpo a corpo. Con l'avvento delle armi da fuoco nacquero le trincee. Poi fu inventato l'aereoplano e tutto cambiò. La Prima Guerra Mondiale fu combattuta in terra, in mare e per la prima volta anche in cielo. La modernità ebbe inizio anche li. Giovani Aquile di Tony Bill racconta questo cambiamento. E' 1916. La Guerra infiamma l'Europa da due anni, mentre gli Stati Uniti continuano a restare neutrali. Molti giovani americani però sentono di dover dare il proprio contributo e si arruolano volontariamente nelle file dell'esercito alleato. Alcuni sognavano di diventare eroi come i loro padri e i loro nonni, altri volevano scappare da una realtà poco piacevole, altri desideravano sentirsi d'aiuto. I francesi crearono le prime  
 
squadriglie aeree e accettavano volentieri di insegnare a volare a giovani volontari provenienti dall'estero. Nacque così la Squadriglia Lafayette, interamente composta da americani, che si scontrava contro i ben più equipaggiati aerei tedeschi. E questa è storia. Giovani Aquile racconta le storie personali di alcuni di quei giovani, scadendo spesso nel patriottismo da pop-corn e in un facile cameratismo. Un film  
fuori tempo massimo che potrà piacere ai nostalgici di un cinema che fu. La storia è alquanto telefonata e richiama molti degli stereotipi del genere: l'ombroso e coraggioso, il capitano solitario e vendicativo, il ricco che deve dimostrare al padre il suo carattere, il nero che cerca riscatto sociale, la probabile spia, il marito devoto che vuole diventare un'eroe. Non mancherà poi la storia d'amore tra l'ombroso e coraggioso e una giovane donna francese conosciuta in un bordello. Quale giubilo nello scoprire che non trattasi di prostituta! Certo, le battaglie aeree sono ben costruite e possono anche essere considerate avvincenti. Ogni attore ha la faccia giusta, sebbene Jean Reno rimanga molto sacrificato, e l'esordiente francese Jennifer Decker è davvero soprendente per bellezza e presenza, ma questo non basta a cancellare la retorica delle medaglie e del coraggio. Un'altra occasione mancata dallo sfortunato James Franco che sembra non riuscire ad azzeccare il film giusto per scrollarsi di dosso il ruolo dell'amico/nemico di Peter Parker/Spiderman. Se Giovani Aquile fosse uscito nel 1966 e avesse potuto contare su facce come quelle di Robert Mitchum, Frank Sinatra e, perchè no, Elvis Presley, probabilmente avrebbe potuto riscuotere un notevole gradimento. Ma d'allora ne è passata di acqua sotto i ponti e la guerra non può più essere raccontata basandosi su onore, patria e lealtà. C'era una volta questo cinema di guerra. Quello con gli eroi buoni che combattevano per la libertà contro l'invasore. Con l'avvento dei film sul Vietnam nacque un cinema bellico più reale e viscerale. La post-modernità ebbe inizio anche li.


(recensione di Sara Sagrati )

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