fuori tempo
massimo che
potrà
piacere ai
nostalgici
di un cinema
che fu. La
storia è
alquanto telefonata
e richiama
molti degli
stereotipi
del genere:
l'ombroso
e coraggioso,
il capitano
solitario
e vendicativo,
il ricco che
deve dimostrare
al padre il
suo carattere,
il nero che
cerca riscatto
sociale, la
probabile
spia, il marito
devoto che
vuole diventare
un'eroe. Non
mancherà
poi la storia
d'amore tra
l'ombroso
e coraggioso
e una giovane
donna francese
conosciuta
in un bordello.
Quale giubilo
nello scoprire
che non trattasi
di prostituta!
Certo, le
battaglie
aeree sono
ben costruite
e possono
anche essere
considerate
avvincenti.
Ogni attore
ha la faccia
giusta, sebbene
Jean Reno
rimanga molto
sacrificato,
e l'esordiente
francese Jennifer
Decker è
davvero soprendente
per bellezza
e presenza,
ma questo
non basta
a cancellare
la retorica
delle medaglie
e del coraggio.
Un'altra occasione
mancata dallo
sfortunato
James Franco
che sembra
non riuscire
ad azzeccare
il film giusto
per scrollarsi
di dosso il
ruolo dell'amico/nemico
di Peter Parker/Spiderman.
Se Giovani
Aquile fosse
uscito nel
1966 e avesse
potuto contare
su facce come
quelle di
Robert Mitchum,
Frank Sinatra
e, perchè
no, Elvis
Presley, probabilmente
avrebbe potuto
riscuotere
un notevole
gradimento.
Ma d'allora
ne è
passata di
acqua sotto
i ponti e
la guerra
non può
più
essere raccontata
basandosi
su onore,
patria e lealtà.
C'era una
volta questo
cinema di
guerra. Quello
con gli eroi
buoni che
combattevano
per la libertà
contro l'invasore.
Con l'avvento
dei film sul
Vietnam nacque
un cinema
bellico più
reale e viscerale.
La post-modernità
ebbe inizio
anche li.
(recensione
di Sara
Sagrati
)